Content marketing in ambito medico

Mercoledì scorso ho partecipato con un intervento ad un convegno a Roma al quale sono stato invitato.

Il convegno dal titolo “Prevenire è salute 2016 Prevenzione – Ricerca – Innovazione dalla parte dei bambini “ è stato organizzato da Prevenzione e Salute e in questa occasione ho avuto l’opportunità di parlare di innovazione e comunicazione digitale in ambito medico sanitario.

Per questo nei giorni scorsi ho cercato di approfondire e capire quanto il content marketing sia utilizzato in ambito medico sanitario. Ovviamente i dati sono eloquenti. Sappiamo che le persone cercano su internet informazioni sulla propria salute o su quella dei familiari più di quanto cerchino notizie di attualità, sappiamo inoltre che più del 60% delle persone dichiara che ritiene affidabili le informazioni a riguardo ottenute da internet.

Questi due dati potrebbero da soli indicare la strada a medici, ospedali, enti pubblici ed aziende. Strada che però in Italia non viene seguita dagli stessi. La percentuale di utilizzo del content marketing in Italia da parte di soggetti coinvolti nell’ambito medico sanitario è bassissimo a differenza degli Stati Uniti che presentano una percentuale di soggetti che già lo utilizzano del 75% e del 19% di soggetti che stanno pianificando di utilizzarlo nei prossimi mesi.

Il content marketing e l’editoria digitale di qualità in ambito medico sono fondamentali per la diffusione dei giusti messaggi verso i pazienti. Ed è importante che le due attività possano lavorare insieme in modo da ottenere i risultati migliori.

In questo ambito è ancora più importante che le operazioni di content marketing abbiano caratteristiche tipiche del giornalismo di qualità e che seguano metodi rigorosi per la verifica della veridicità delle informazioni veicolate. Queste caratteristiche inserite in uno storytelling tipico del content marketing avvicinano maggiormente l’utente al mondo della medicina creando un rapporto di fiducia con l’ente, l’ospedale, il medico o l’azienda che ha promosso la campagna.

Inoltre anche l’editoria digitale in ambito medico può sfruttare caratteristiche tipiche del marketing digitale per migliorare i risultati del proprio lavoro, elementi quali performance, web analytics, big data analysis, analisi semantica, tecnologie e piattaforme. E’ con questa attenzione che con DAO Content sviluppiamo progetti editoriali quali Prevenzione e Salute.

In conclusione, in Italia le informazioni riguardo al content marketing in ambito medico sanitario sono scarsissime poiché sono poche le persone o le aziende che se ne occupano. Però l’esigenza da parte dei soggetti coinvolti inizia a farsi sentire sempre più forte, questo porterà sicuramente ad un’accelerazione dell’utilizzo nei prossimi mesi creando così numerose opportunità di business per tutti coloro (blogger, giornalisti, copy writer, aziende, web agency) che operano in ambito digitale.

 

Evento in DaoCampus: product envisioning efficace con i mattoncini LEGO SERIOUS PLAY

Un’altra serata all’insegna della formazione innovativa in DaoCampus. L’evento, previsto per il prossimo 20 dicembre a partire dalle 20:00, sarà incentrato sull’ideazione e l’esplorazione di nuovi prodotti attraverso una serie di giochi che solleciteranno la creatività dei partecipanti. Protagonisti indiscussi i mattoncini Lego® Serious Play®. Un’ottima opportunità per toccare con mano la potenza delle metafore e del gioco applicati al mondo aziendale e professionale.
Gli arcinoti mattoncini danesi, passione dei più piccoli (e non solo…),  sono diventati di recente anche uno strumento evoluto di consulenza aziendale e organizzativa. Le colorate costruzioni per bambini si fanno insomma strumento utile per il business e per le aziende, con applicazioni soprattutto a livello di comunicazione interna, decision making e problem solving.
Lego Serious Play: formula consolidata
Un esperto, certificato, guida i partecipanti ad affrontare un tema professionale specifico attraverso l’utilizzo dei Lego. Il gioco termina con la descrizione da parte del team di quanto realizzato con le costruzioni. Dopodiché, attraverso un’analisi approfondita,

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Dall’editoria digitale al content marketing

E’ un periodo storico interessante per quanto riguarda il marketing digitale e l’editoria digitale. Oggi più che mai le due strade sono vicinissime, talmente vicine che si incrociano e si sovrappongono.

Il digitale, soprattutto in ambito mobile, ha portato ad una rivoluzione nel mondo del marketing, la “pubblicità” per come era intesa fino ad ora e pensata per la televisione non ha più lo stesso impatto sull’utente. Si è passati da un marketing della persuasione in un marketing delle intenzioni.

I brand cercano di captare le esigenze degli utenti che navigano nel mare del mondo digitale (composto da siti, motori di ricerca, forum, social network, etc.), per poi “associarle” ad uno dei prodotti o servizi in catalogo. Lo fanno cercando di proporre all’utente un’informazione, un contenuto, un valore in cambio del suo interesse e della sua fiducia. L’utente interessato a quella informazione sarà probabilmente un utente che ha una determinata esigenza, esigenza che può essere risolta dal prodotto giusto.

D’altra parte la definizione di content marketing (quella che io preferisco) è chiara:

Content marketing:

è qualunque forma di marketing che implica la creazione, la condivisione e la pubblicazione di contenuti allo scopo di acquisire clienti. Questo genere di informazioni possono essere presentate attraverso una varietà di formati, incluse notizie, video, white papers, e-books, infografiche, case history, guide, domande, articoli di risposta, foto ecc. Il content marketing non è focalizzato sulla vendita (almeno non esplicitamente), ma sul comunicare e informare consumatori e potenziali clienti. L’idea è di generare business e ispirare fedeltà da parte degli acquirenti attraverso un “consistente e continuo flusso di informazioni di valore”.

I brand hanno quindi necessità di essere presenti e visibili nel mondo digitale e devono iniziare a ragionare come un canale “all news”: fornire contenuti di informazione di qualità in maniera costante e organica. Ed è qui che l’editoria e il giornalismo entrano in gioco. I brand diventano “media owner” ma non sono strutturati per esserlo. I giornalisti e le redazioni possono dare un supporto a patto che non venga meno la qualità dell’informazione, intesa nel senso più giornalistico e civico del termine.

Se i reparti marketing dei brand iniziano a pensare in questa maniera otterrebbero molteplici vantaggi. Grazie allo studio fatto col progetto DAO News e allo sviluppo del nuovo DAO Content, sappiamo che l’informazione di qualità nelle campagne di content marketing migliora la percezione che l’utente ha del brand e allo stesso tempo migliora i risultati ottenuti dal brand grazie alla propria campagna.

Senza tralasciare il fatto che i brand che si trasformano in media assumono un ruolo importante nella società che necessità però uno spirito civico nella pianificazione delle campagne di content marketing.

Per questo è importante lavorare per migliorare la qualità dell’informazione nelle campagne di content marketing e solo un giornalismo di qualità e con metodo può aiutare a raggiungere questo obiettivo.

Trovare un equilibrio tra brand ed editoria potrebbe essere un “win-win deal” grazie al quale ci sarebbe una piccola vittoria per tutti. E’ importante continuare a lavorare per arrivare a questo.

Quando “cambiare rotta” fa bene ad una startup

Le startup innovative per definizione navigano in mare di incertezze e di vulnerabilità. Avviare il progetto di una startup presuppone che i founder conoscano alla perfezione l’esigenza o il problema che la loro idea vuole risolvere. Spesso però la stessa consapevolezza e conoscenza non è presente se andiamo a vedere il prodotto o il servizio che la startup deve sviluppare e offrire per risolvere questo problema o rispondere a questa esigenza.

In realtà, per esperienza personale e per le varie startup che ho incontrato in questi anni, i founder sono sicuri che il prodotto o il servizio che hanno pensato è quello giusto, quello che risolverà il problema o risponderà a quella esigenza e che trasformerà la loro startup in una azienda multinazionale.

Ero anche io così, con DaoNews, fino a pochissimo tempo fa. Ero convinto del prodotto e dei servizi che DaoNews andava ad offrire.

Ero convinto del prodotto o del servizio, ma sapevo che c’era qualcosa che non andava, pensandoci ora c’è sempre stato qualcosa poco definito. Se fosse stato il prodotto giusto penso che DaoNews in questo momento avrebbe già avuto una grande accelerazione e crescita. Ma ciò non è avvenuto e questo significa che il prodotto non era quello giusto, o forse non eravamo focalizzati sull’esigenza giusta.

In questi casi, quando il prodotto non è quello che fa spiccare il volo, è necessario che i founder decidano velocemente e con determinazione di cambiare rotta. Nella storia di una startup questo momento si chiama “pivot” e deriva dal linguaggio del basket. Il pivot è un concetto fondamentale dell’approccio Lean Startup elaborato nel 2008 dall’imprenditore Eric Ries. La metodologia Lean Startup prevede lo sviluppo di un “prodotto minimo utilizzabile” che permette alla startup di validare subito il prodotto o il modello di business e verificarne l’esattezza. In caso contrario la startup può velocemente cambiare rotta (pivot) in modo da aggiustare il tiro senza però aver utilizzato tempo e risorse in eccesso.

In DaoNews questi momenti li abbiamo affrontati più volte.

Un po’ di storia di DAO News

La prima versione 2011

L’ecosistema di DAO News era composto da:

  • una piattaforma di blogging per giornalisti e blogger
  • una piattaforma editoriale per gli editori
  • un aggregatore delle notizie prodotte e pubblicate in tutta la piattaforma per i lettori
  • un adserver per gli inserzionisti

La crescita di questo ecosistema risultava molto difficile poiché:

  • gli editori non investivano nella piattaforma tecnologica soprattutto a causa delle difficoltà economiche
  • gli inserzionisti non investivano in un ecosistema nel quale non si era raggiunta la massa critica che invogliasse loro ad investire
  • i blogger e i giornalisti non si iscrivevano poiché avevano pochi sbocchi e poca remunerazione

Il nostro business era basato prevalentemente sulla fornitura della piattaforma editoriale agli editori con un modello molto vicino a quello di una web agency.

La seconda versione 2012-2013

Avevamo capito che uno dei problemi più grossi dell’editoria stava nel modello di business. La pubblicità sul digitale non pagava come quella sul cartaceo. Uno dei motivi era quello che il modello era basato sulle visualizzazioni, più un articolo viene visualizzato e più è remunerativo grazie alla pubblicità.
Questo ovviamente ha portato ad un abbassamento incredibile della qualità degli articoli e delle visite che ha portato ad un abbassamento del valore di ogni visualizzazione che ha portato ad una diffidenza degli inserzionisti e così via. Questo era (ed è tutt’ora) un circolo vizioso che complica il business sul digitale di editori e giornalisti.
L’idea perciò è stata quella di legare la remunerazione della pubblicità alla qualità dell’articolo. Per fare questo andava sviluppato un algoritmo che riuscisse a dare un rating all’articolo. In questi anni abbiamo sviluppato il DAO Rank: un algoritmo che analizza semanticamente, geolocalizza, assegna un punteggio, ad ogni contenuto che passa all’interno dell’ecosistema.

Il nostro business continuava ad essere focalizzato sulla fornitura della piattaforma editoriale agli editori ma con un modello aziendale più vicino ad una “piattaforma”.

La terza versione 2014-2015

Nel 2014 abbiamo inserito un nuovo elemento nell’ecosistema: i brand. I brand intesi come qualsiasi azienda. Durante il lavoro di ricerca e sviluppo abbiamo verificato quanto stesse diventando importante per i brand promuoversi nel mondo digitale grazie ai contenuti di informazione. C’erano i primi segnali di diffusione del content marketing. I siti statici non performavano più come una volta poiché Google preferiva i contenuti freschi e frequenti e i social network, per loro natura, veicolavano maggiormente contenuti di informazione.

Abbiamo deciso allora di iniziare ad “affrontare” i brand proponendo loro il sito+blog+contenuti. Avevamo tutto:

  • piattaforma editoriale
  • automatismo per la creazione di siti
  • network di blogger e giornalisti per la produzione dei contenuti
  • un marketplace in versione embrionale ma già efficiente

Abbiamo lanciato DAO Square a fine 2014 , DAO Square offriva prodotti differenti per brand e per editori.
Per tutto il 2015 abbiamo seguito due ambiti: quello degli editori e quello dei brand.
In quello dei brand abbiamo avuto modo di testare il nostro prodotto, migliorarlo e vederne le reali criticità. Una di queste criticità è stata quella che il prodotto per i brand (per come era pensato e strutturato) andava a posizionarsi in un mercato già molto affollato, quello delle web agency e dei piccoli web developer e ci portava a dover lavorare quasi come una società di consulenza.

La quarta versione 2016

Nel 2016 abbiamo completato ulteriori sviluppi sul marketplace, attualmente il marketplace eroga circa 8 contenuti al giorno a pagamento e 50 contenuti al giorno free, per un totale medio mensile di 1500 contenuti che transitano nell’ecosistema. I numeri sono in netta crescita. E’ sempre più forte la richiesta di pacchetti di soli contenuti, sono prevalentemente editori che vogliono ampliare le tematiche trattate nei propri progetti editoriali e brand che hanno bisogno di rendere più dinamico il proprio sito.
Dall’analisi dei dati però abbiamo realizzato che i contenuti per i brand pubblicati su nostra piattaforma editoriale hanno buonissime performance (ad esempio: i nostri contenuti performano 5 volte una campagna AdWords a parità di budget investito). Queste performance sono dovute ad un mix tra:

  • qualità del contenuto
  • quantità del contenuto
  • efficienza della piattaforma editoriale
  • inserimento nell’ecosistema DAO News

Questi dati, insieme alla visione più “pubblicitaria” del nostro progetto ci ha spinto ad affrontare un ulteriore pivot. Questa volta in maniera radicale.
Abbiamo pensato di:

  • affrontare un rebranding del progetto: il nome DAO News ha un accezione eccessivamente giornalistica e
    che mal si sposa con il mercato del content marketing per i brand.
  • cambiare i prodotti offerti: i prodotti devono essere piattaforme editoriali digitali e strategie di contenuti per
    offrire performance ai brand;
  • mantenere l’anima giornalistica-ediriale-informazione del progetto, il lavoro di ricerca e sviluppo fatto in questi anni porterà i suoi frutti. Il lavoro sulla qualità dell’informazione andrà anche a beneficio delle campagne di content marketing per i brand

E’ grazie a questo lungo percorso che ora nasce DAO Content e che si presenta con il pay-off: “Content that performs“.

Più avanti ci sarà modo di parlare di questa nuova vita di DAO News e di tutti gli sviluppi di DAO Content in maniera molto approfondita. Stay tuned!