Contenuti e algoritmi

Qualche giorno fa, una persona molto esperta in ambito digitale e non solo, mi ha fatto notare che parlo sempre troppo poco di quello che abbiamo fatto in questi anni.

Nonostante io mi occupi da anni di comunicazione digitale, contenuti, parole, digital marketing sono uno di quei tipi che tende a parlare poco di quello che fa e vorrebbe che il prodotto/servizio potesse parlare da solo.

Ma mi dicono che non funziona proprio così 🙂
Allora cercherò, nelle poche righe di seguito, a spiegare il lungo lavoro che con DAONews prima e DAOContent dopo abbiamo fatto in questi anni.

Come già scritto qualche articolo fa DAONews è nata con l’intento di studiare un nuovo modello editoriale e di business che potesse aiutare l’editoria nel tragico passaggio dal cartaceo al digitale.

Per ottenere questo risultato abbiamo pensato che dovevamo pensare al nostro progetto come un ecosistema e non come una semplice app o servizio singolo. Questo ecosistema doveva ospitare tutti “gli attori dell’informazione”:

  • giornalisti
  • blogger
  • editori
  • lettori

Per regolare questo ecosistema avevamo bisogno di sviluppare un algoritmo che riuscisse ad analizzare i contenuti prodotti e pubblicati e che tenesse traccia dei risultati (visualizzazioni, condivisioni, click, etc.) che ogni contenuto riusciva a generare.

Altro obiettivo era quello di dare un valore qualitativo al contenuto stesso, analizzando e quantificando diverse variabili. L’idea era quella di legare il valore pubblicitario del contenuto al rating di qualità.

Per fare questo però avevamo bisogno anche di un algoritmo che facesse un’analisi semantica del contenuto in modo da poter differenziare i contenuti anche in base all’argomento trattato e al modo in cui veniva trattato.

Il passaggio successivo è stato quello di “geolocalizzare” il contenuto, per noi era molto importante capire quali luoghi e località venivano citate nel contenuto in modo da poter aggregare e catalogare i contenuti anche in base al luogo.

Inoltre un fattore importante per noi era quello di dare un valore al contenuto in base all’editore che acquistava e/o pubblicava quel contenuto prodotto, più importante è l’editore (soprattutto se in target con l’argomento) e più valore ha una pubblicazione.

A questo punto è arrivata la trasformazione da DAONews a DAOContent. L’ecosistema vedeva l’ingresso di un nuovo attore: le aziende.

Inoltre avevamo iniziato lo sviluppo di una piattaforma (quello che chiamiamo internamente “marketplace dell’informazione“) che permetteva ai content producer di vendere i propri contenuti in maniera sicura e remunerativa, e agli editori e alle aziende di acquistare i contenuti di qualità per i propri progetti editoriali in maniera autonoma ed efficace.

L’algoritmo richiedeva quindi nuove funzionalità:

  • sistema anti-plagio
  • riassunto automatico del contenuto
  • sentiment analysis
  • selezione keyword rilevanti

Inoltre ci siamo dati un ulteriore obiettivo: quello di far parlare i vari dati raccolti e le varie analisi fatte su ogni contenuto in modo da riuscire a trovare, ad esempio, il contenuto con la qualità più alta, che può dare le migliori performance, dato un determinato argomento, riguardante una determinata località.

Dopo un po’ di mesi di lavoro, siamo riusciti ad implementare anche queste funzionalità e attualmente l’algoritmo sta lavorando.

Tutto quello che vi ho descritto fin qui è esattamente quello che succede all’interno dell’ecosistema di DAOContent grazie agli algoritmi. Questi algoritmi ci permettono di:

  • produrre, selezionare, richiedere, pubblicare contenuti di alta qualità
  • produrre in grandissima quantità
  • crescere in maniera estremamente scalabile
  • ottenere i risultati e le performance migliori per qualsiasi tipologia di cliente (editore, azienda, professionista, evento, attività, etc.)

Pensiamo che gli algoritmi possano dare strumenti fantastici per migliorare il lavoro di chi fa informazione e sono una opportunità per tutto l’ecosistema dell’informazione. Ed è per questo che ci teniamo così tanto e al lavoro fatto sugli algoritmi e sulla piattaforma.

L’anno che verrà

Lo so che è un po’ tardi per scrivere un post che parla delle previsioni per l’anno nuovo; solitamente questi post vengono scritti nel periodo delle festività natalizie, al massimo i primi giorni di gennaio.

Io farò un’eccezione, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per pensare a quello che, secondo me, succederà nel 2019 riguardo al digital marketing. In particolare riguardo all’editoria digitale e al content marketing e a tutto ciò che gira attorno ai contenuti digitali.

Gli editori stanno iniziando a fare una vera trasformazione digitale del proprio lavoro e del proprio business, in alcuni casi con decisioni drastiche, in altri casi con passaggi più morbidi. Ma il trend ormai è segnato: dopo essersi innamorati dei social network e aver ceduto a loro contenuti, dati, visibilità, utenti, gli editori stanno riportando il lettore all’interno del proprio ambito e delle proprie properties (siti web e app mobile).

Stanno inoltre testando nuovi modelli di ricavi, puntando su contenuti di qualità e di approfondimento e implementando varie formule di abbonamento per i contenuti premium. Prendendo anche spunto da casi di successo esistenti, ad esempio alcuni oltre oceano, gli editori stanno rivalutando l’importanza della tecnologia, del digital e dei dati e, di conseguenza, un uso consapevole di questi strumenti fondamentali per la crescita. Questa è, secondo me, una bella notizia.

Abbiamo sempre sostenuto che la qualità dei contenuti, la qualità dell’informazione e la qualità della tecnologia potessero, in un futuro non molto lontano, risollevare le sorti dell’editoria e dell’informazione. I segnali, in questo 2019 appena iniziato, si faranno sempre più evidenti.

Intanto le aziende iniziano a intraprendere lo stesso processo. In una prima fase le grandi aziende si sono “innamorate” del mondo degli influencer, soprattutto dei grandi influencer, con numeri importanti in fatto di follower e visualizzazioni. In questa prima fase i grandi influencer la facevano da padrona dando anche dei buoni risultati alle campagne marketing delle aziende. In una seconda fase i risultati sono venuti meno, lasciando in dote alle aziende inoltre poco valore acquisito. In fondo i follower sono degli influencer!

In un secondo momento si sono affidate ai micro-influencer, coinvolgendo piccoli influencer ma in grande quantità. Il risultato è stato simile al precedente.

In questa fase le azienda iniziano a capire che devono diventare loro stesse “influenti” nel loro settore di riferimento. Possono farlo solo prendendo possesso diretto della produzione di contenuti e, per diventare veramente influenti e credibili, i contenuti che producono devono essere di qualità.

Secondo noi devono avere 3 caratteristiche:

  • devono raccontare una storia (posizionamento del brand e story telling)
  • devono fare informazione di qualità (giornalismo e informazione)
  • devono portare risultati concreti all’azienda (digital e performance marketing)

I contenuti prodotti devono poi “risiedere” in una piattaforma proprietaria, solo con una piattaforma proprietaria che contiene il contenuto di qualità proprietario il valore creato dalla attività di content non viene disperso. Come già detto da altri (ad esempio da personalità del calibro di Paolo Iabichino nella sua intervista sul Sole 24 Ore) pensiamo che il luogo più adatto per la pubblicazione di questi contenuti sia un magazine digitale, collegato al sito istituzionale dell’azienda in maniera più o meno evidente, che diventi un vero e proprio progetto editoriale digitale.

Le aziende devono poi sviluppare attività di digital marketing (utilizzando i social network, gli influencer, le newsletter, il native advertising etc.) per diffondere i propri contenuti e utilizzare la visibilità data da questi strumenti per accompagnare gli utenti (naturalmente in target) verso le proprie properties digitali. Prima sul magazine e poi verso il sito istituzionale.

Anche in questo caso, il 2019, mostra i segnali di una maggiore consapevolezza delle aziende al riguardo e molte aziende stanno già lavorando per seguire questa nuova strada.

Ovviamente questa per noi è una gran bella notizia.

Come già scritto in altri post, è da anni che con DAOContent lavoriamo in questa direzione e possiamo dire di essere pronti a supportare le aziende (di ogni taglia e settore di mercato) nelle attività di editoria digitale di qualità al servizio del marketing e orientato alle performance.

Confidiamo in un bellissimo 2019 nel quale i segnali appena descritti si trasformino in realtà positive per l’editoria digitale e il content marketing.

Perché l’azienda deve diventare Media Owner

Mi ricordo che già verso la fine del 2013, in DAONews parlavamo di contenuti di informazione al servizio delle aziende. In quel periodo eravamo a Cagliari, ospitati all’interno dell’incubatore di aziende e startup The Net Value.

Lavoravamo tanto con gli editori, i giornalisti e i blogger e avevamo davanti l’evidenza che i siti che facevano più visite erano quelli editoriali mentre quelli istituzionali delle aziende avevano problemi di visibilità.

Allo stesso tempo, l’advertising digitale non portava più i risultati di qualche mese prima, i banner nei siti erano troppo invasivi e i social network avevano fame di contenuti generati dagli utenti, prevalentemente di contenuti di informazione.

Già da allora iniziammo a proporre alle aziende un servizio di content marketing, era forse prematuro, però ci ha permesso di fare tanta esperienza e tanta ricerca e sviluppo.

Penso però che alle soglie del 2019 le aziende non possono più prescindere da una giusta strategia editoriale digitale e di content marketing. Le aziende hanno la necessità di prendere possesso direttamente dell’informazione relativa a se stesse e al proprio settore, diventando esse stesse influencer e fonti autorevoli.

Il nuovo ruolo dei clienti: i consum-attori/la sharing economy

come si muovono i clienti-utenti nel mondo digitale? in due maniere:
  1. conoscono già il brand (ad esempio “Nike”) e vanno direttamente sul sito o sulla app dell’azienda per trovare informazioni sul prodotto e/o sull’azienda;
  2. non conoscono il brand ma vogliono avere qualche info a riguardo, ad esempio: “quali sono le scarpe da basket usate da Michael Jordan?”
Gli utenti del secondo gruppo faranno una ricerca sui motori di ricerca e troveranno risultati che rispondono alla loro domanda, o intercettano queste info sui social network. Gli stessi utenti, dopo aver trovato la risposta, condivideranno questo contenuto con la propria comunità attraverso i social e su altre piattaforme digitali come whatsapp o messenger per informare/allertare.

Il prodotto media

Un’azienda oggi deve avere una identità digitale che le permetta di essere conosciuta e condivisa. 
Avere un’identità digitale non è solo avere un sito internet o un e-commerce
Avere un’identità digitale significa essere digitalmente produttivi, avere  valori da condividere, intrattenere rapporti con la propria clientela e soprattuto creare contenuti per promuovere i propri valori.
 
L’azienda oggi ha l’incredibile opportunità di produrre in completa autonomia e secondo i propri valori contenuti digitali di alta qualità  che siano in grado di rispondere alle “domande degli utenti”, per aiutarli nel completare la loro formazione/informazione durante la loro esperienza di acquisto evitando di cadere vittima delle fake news. 
 
L’azienda grazie a questa attività di produzione di contenuti controllare in modo diretto la propria immagine, rendendosi autonoma dalle logiche del mondo tradizionale dei media e degli editori, con DAOContent l’azienda  diventa essa stessa un media un influencer, una fonte credibile, affidabile e riconosciuta.

La delivery  

Come lo facciamo? Attraverso la creazione di progetti editoriali ad hoc e in esclusiva con un servizio “chiavi in mano” che comprende:
  1. magazine digitale e app mobile
  2. produzione e pubblicazione di contenuti di altissima qualità con grandissima frequenza
  3. diffusione e viralizzazione degli stessi contenuti su social network (i social network sono la fonte di visibilità dalla quale attirare utenti verso il proprio progetto editoriale)
  4. strategia avanzata di digital marketing
  5. eventi, iniziative speciali, accordi con altri media etc..

Quali sono i vantaggi immediati per l’azienda? 

Migliorare il posizionamento del brand.
Esempio concreto  CheFuturo per CheBanca, associare il brand di CheBanca ai contenuti di alta qualità e come tematica principale “il digitale e l’innovazione” permettevano a CheBanca di essere percepita dagli utenti come una banca digitale e innovativa;
Migliori performance digitali
I siti e le app editoriali sono tra i siti più visitati e le app più longeve.
Grazie alla piattaforma, ai contenuti e a tutto il servizio possiamo garantire risultati concreti in fatto di visibilità, conversioni, engagement, lead etc.
Arriveranno al sito dell’azienda utenti che avevano l’intenzione di sapere qualcosa di più riguardo alle tematiche proposte dall’azienda nel progetto editoriale (marketing dell’intenzione)

Contenuti e qualità

Ieri, prima di andare a lavoro, facevo come al solito un giro tra le notizie fresche di mattinata e mi sono imbattuto in un articolo del Corriere (Chi sono i leader (politici) sul web: “Post brutali? La gente vuole quelli”) che mi ha portato a ripensare alla situazione dei contenuti sui social media e sull’informazione.

Lascio volutamente da parte l’aspetto “politico” di questo articolo e voglio concentrarmi esclusivamente sull’aspetto più “tecnico” relativo alle dinamiche dell’informazione digitale. Penso infatti che in questo articolo ci siano tutti gli elementi, materializzati e mostrati con esempi reali, della situazione dell’informazione in Italia in questo momento:

  • le cause
  • lo stato delle cose
  • le conseguenze

LE CAUSE

«Meno scrivi e più cammini. L’algoritmo di Facebook, quello che fa viaggiare i contenuti, è ignoto e anche abbastanza ignorante».

Facebook (ma anche le altre piattaforme e social network) ha un algoritmo che effettivamente nessuno conosce realmente, ma dai risultati che alcuni post ottengono si può facilmente dedurre che questa frase è esatta: i contenuti brevi e di impatto girano meglio e non importa realmente la sostanza del contenuto che viene veicolato. L’obiettivo di qualsiasi piattaforma è di catturare l’attenzione dell’utente trattenendolo il più possibile all’interno del proprio mondo (app o sito web che sia), e lo fa offrendo all’utente quello che l’utente si aspetta di ricevere, evidenziando contenuti “vicini” al pensiero e al sentimento dell’utente stesso.

LO STATO DELLE COSE

Il mese scorso questo ex capocantiere […] ha generato quasi un milione e mezzo di interazioni su Facebook.

In un solo mese il numero di interazioni su Facebook generato dalle pagine politiche «unofficial» ha raggiunto livelli paragonabili a quelli dei media tradizionali e ha superato di netto le pagine «official»

Le pagine “non ufficiali”, ma più in generale le pagine popolate da contenuti generati dagli utenti, hanno ormai acquistato terreno per quanto riguarda le performance e la visibilità. Editori e pagine ufficiali in tanti casi non riescono a tenere il passo lasciando spazio a contenuti spesso non verificati e magari di dubbia qualità.

No, non è militanza per Gangemi. È sopravvivenza. Un click vale in media dieci centesimi.

In questa frase è riassunta, secondo me, una parte consistente della causa di tutto: il modello di business dell’informazione digitale continua ad essere basato sulla pubblicità. Il “click” è l’obiettivo ultimo sia degli utenti che producono contenuti sia degli editori.

LE CONSEGUENZE

Gli editori, i giornalisti, le fonti autorevoli hanno impostato tecnologia e linee editoriali per raggiungere obiettivi dettati dall’adv basati sui click o sulle impression. Questo favorendo ovviamente la produzione di contenuti di una qualità molto vicina a quella dei contenuti prodotti dagli utenti e dalle pagine “unofficial”.

Lui sa che seguendo le correnti le si rendono inondazioni, ma anche che le maree possono rovesciarsi. «L’altro giorno ho scritto sul governo: basta parole, ora i fatti. Ho notato che hanno condiviso in tremila. Riproverò».

Una ulteriore conseguenza è una crescente polarizzazione delle opinioni, la selezione dei contenuti da leggere da parte degli utenti avviene tramite il “pregiudizio di conferma”, che porta principalmente le persone a ricercare nelle notizie una conferma alla propria opinione e non la verità sui fatti.

E, come scritto nell’articolo, le maree possono rovesciarsi e di conseguenza opinione comune e contenuti che la sostengono possono improvvisamente cambiare direzione e puntare verso altri sentimenti e altre opportunità di click e impression.

Il dibattito su qualità di contenuti, fake news, post verità, user generated content, verifica delle fonti è ormai da anni presente in tutti i tavoli e occasioni di incontro, di ragionamento, studio, analisi. Sia i big (ad esempio Google) che molte startup stanno lavorando per trovare una soluzione a questi problemi.

A mio parere focalizzarsi su alcuni punti porterebbe benefici in tempi brevi:

  • distinguere i contenuti in base alla qualità
  • definire la qualità del contenuto in base alla verifica del contenuto
  • la verifica del contenuto deve essere basata su un metodo che tenga conto, ad esempio, della verifica delle fonti
  • valorizzare, anche in senso monetario, i contenuti caratterizzati da quella qualità definita dal metodo

E’ quello che facciamo in DAOContent. I contenuti che vengono prodotti per le aziende e i brand hanno queste caratteristiche. Il motivo reale è supportare la credibilità del brand con contenuti veri e di qualità, valorizzandoli al meglio e avendo, come ricompensa, performance e visibilità per l’azienda.

Riteniamo che anche questo che facciamo sia parte, sicuramente una piccola parte, della soluzione per l’informazione di qualità.

 

Ciò che di buono si è fatto

In questi ultimi mesi mi è capitato veramente raramente di raccontare quello che di buono si è fatto, soprattutto perché tutto il mio tempo e la mia concentrazione erano rivolti alla risoluzione di problemi e criticità. Ma in questi 8 anni abbiamo fatto tante cose buone. Ed è da queste cose buone che si deve ripartire.

Abbiamo sviluppato tanta tecnologia e abbiamo fatto tanta esperienza in ambito contenuti, sia con editori che con aziende. Due tipologie di clienti molto diverse che hanno aiutato il team a crescere, spinto da continue sfide e risultati da ottenere.

Una delle cose più importanti che abbiamo fatto è definire un prodotto. Il vero problema negli anni è stato proprio questo: tanta analisi, ricerca e sviluppo che però non si concretizzava in un prodotto/servizio ben definito e soprattutto vendibile.

C’è anche da dire che noi parlavamo di content marketing 5-6 anni fa, quando il mercato italiano non era ancora pronto, ma questo ci ha permesso anche di lavorare tanto e di essere per alcuni aspetti, un passo avanti rispetto ai competitor.

Il prodotto che abbiamo definito è DAOContent e permette alle aziende e ai brand di diventare dei piccoli/grandi editori. E, in quanto media owner, le aziende possono sviluppare una strategia di contenuti che vada ad intercettare sui motori di ricerca, sui social network, nel mondo digitale, gli interessi degli utenti e indirizzare gli stessi utenti verso il proprio marchio, il proprio sito, il proprio e-commerce, i propri negozi reali, etc.

Nel prodotto DAOContent abbiamo unito la nostra esperienza in ambito contenuti, con la piattaforma tecnologica che abbiamo sviluppato e con le competenze in ambito digital e performance marketing.

Il risultato è lo sviluppo, per il cliente, di un magazine online web e mobile (un content hub), sul quale vengono prodotti e pubblicati contenuti di informazione (testo, immagini, video, infografiche etc) attinenti al settore di mercato dell’azienda. La strategia e la linea editoriale sono studiate per intercettare gli interessi degli utenti e attirarli verso il brand. Il content hub e la produzione dei contenuti sono poi supportati dalla piattaforma tecnologica, che aiuta a viralizzare e a diffondere meglio i contenuti, e da una strategia di digital marketing che comprende, tra le altre cose, anche social media marketing, email marketing e native advertising.

Alta frequenza di pubblicazione e alta qualità dei contenuti sono per noi caratteristiche fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di performance (visibilità, conversioni, lead etc.) che proponiamo al cliente. Queste caratteristiche (frequenza e qualità dei contenuti) le possiamo offrire grazie alla piattaforma tecnologica (che ha algoritmi di analisi semantica, anti-plagio, rating, etc) e grazie alla community di content producer che negli anni abbiamo creato.

Nel tempo abbiamo definito e perfezionato tutti i processi, “le quantità” e “le qualità”, i tempi, i numeri, e questo ci permette di essere efficienti ed efficaci per tutta la durata dei progetti. Con la felice conseguenza che i progetti che sviluppiamo portano numeri e performance molto interessanti.

Ed è da qui che bisogna ripartire, da ciò che di buono si è fatto, possibilmente senza dimenticarsi di raccontarlo 🙂

Un tramonto a metà

Negli ultimi mesi sono successe tante cose e sono cambiate tante situazioni lavorative attorno a me.

Da anni ormai (quasi 8 anni) mi dedico ad una azienda che ho contribuito a fondare dal nulla, un’azienda che è passata per lo status di “startup innovativa” e che ha lavorato in ambito digitale per sviluppare una piattaforma che potesse risolvere anche una piccola parte dei problemi che affliggono l’editoria digitale e l’informazione.

Anni e anni di ricerca e sviluppo, dove le parole più utilizzate in ufficio e i temi quotidiani erano:

  • qualità dell’informazione e metodo per una informazione di qualità
  • giusta remunerazione dei content producer
  • fake news (già qualche anno prima che le chiamassero così)
  • modelli di business sostenibili per gli editori
  • piattaforme editoriali avanzate
  • contenuti per la promozione del brand di un’azienda (quando la parola content marketing in Italia si sentiva pronunciare giusto da un ristrettissimo gruppo di esperti)
  • blockchain e diritti d’autore
  • algoritmi di analisi dei contenuti

Anni di lavoro in qualche modo sostenuti da pochissimi finanziamenti (ci sarebbe da aprire una sezione a parte per raccontare l’esperienza diretta fatta per cercare finanziamenti e supporti per un progetto simile in Italia) e da tanto impegno e tantissima disponibilità da parte dei ragazzi del team che hanno sopportato le sorti altalenanti di una startup e hanno lavorato anche in condizioni difficili pur di fatturare (anche lavori non esattamente in target con l’obiettivo) e sostenere l’azienda.

Quasi due anni fa avevamo capito che il nostro target non erano gli editori ma le aziende e i brand: le aziende hanno molto budget per il marketing e non hanno la possibilità di prodursi i contenuti in casa nonostante abbiano una grande necessità di produrre contenuti per essere presenti nel “mondo digitale”. Esattamente l’opposto degli editori: poco budget, produzione interna e visibilità già in parte acquisita.

Gli editori a questo punto da clienti sono diventati fornitori. E le aziende i nostri clienti. In mezzo una piattaforma che gestiva le dinamiche di questo “scambio di contenuti e visibilità” ottimizzando le performance. Obiettivo della startup quasi raggiunto:

  • le aziende possono promuoversi in maniera facile con i contenuti ottenendo grandi performance
  • gli editori hanno una possibile nuova linea di business sfruttando la visibilità e la capacità produttiva già in possesso
  • i content producer possono lavorare di più e con una remunerazione migliore rispetto alle piattaforme e alle soluzioni esistenti

Obiettivo QUASI raggiunto appunto, raggiunto in teoria e in parte in pratica. Ma non completamente.

L’azienda aveva bisogno di rifinanziamento e sviluppo commerciale. Nel tempo si sono avvicinati tanti interlocutori, alcuni molto concreti e altri molto vaghi. ma per un motivo o per un altro non si è riusciti a concludere nei tempi giusti l’operazione di rifinanziamento. E le cose hanno iniziato a precipitare.

L’unica soluzione era quella di chiudere l’azienda.

Tra parentesi: anche riguardo alla chiusura/liquidazione/fallimento/trasformazione di un’azienda in Italia potremmo scrivere chilometri di commenti, riflessioni, esperienze, leggi, pareri, etc. Si potrebbe scrivere tutto e il contrario di tutto e andrebbe bene lo stesso. Ma penso che di queste cose ne parlerò prossimamente in questo blog.

Alcuni insegnamenti:

  • alcune decisioni vanno prese subito anche se drastiche
  • l’esecuzione è fondamentale, banale ma è così
  • l’attività per cercare finanziamenti per una startup in Italia è essa stessa una startup
  • il fallimento è un modo per capire cosa NON si deve/può fare… e per imparare

La prossima fase sarà quella di recuperare tutto il buono che si è fatto in questi anni, riunire un po’ le forze e grazie a questa base ripartire con una nuova impresa, che si occupi in maniera specifica di content marketing e di contenuti digitali. In qualche modo siamo “arrivati troppo presto”, infatti solo ora si sta aprendo il mercato italiano del content marketing, ma dall’altra parte l’essere arrivati in anticipo ci permette di essere in questa fase pronti al mercato e molto competenti in materia.

L’azienda, dopo 8 anni di lavoro e dopo ancora un lungo periodo di burocrazia che l’aspetta, chiuderà e questo progetto tramonterà.

Ma sarà solo un tramonto a metà.

 

Content marketing e native advertising tra somiglianze e differenze

Il marketing digitale è cresciuto molto negli ultimi 15 anni. Il nostro ecosistema digitale continua ad evolversi, e anche le sue molte parti devono crescere di pari passo. È il caso del content marketing e del native advertising. Così simili, così diversi…

Non è raro che aziende e operatori di marketing utilizzino erroneamente le due parole in modo intercambiabile. Ma le due formule di diffusione di contenuti hanno significati e capacità molto diversi. Essere consapevoli delle differenze è di particolare importanza per capire come articolare un’efficace e funzionale strategia di internet marketing. Ecco alcune specificità dell’uno e dell’altro.

Native advertising
È qualcosa di cui ognuno di noi ha avuto esperienza, magari inconsapevolmente. Il native adv infatti ha come caratteristica principale quella di essere poco invasivo, il più possibile discreto, proprio per non ‘contrariare’ l’utente.
Gli annunci ‘nativi’ vengono posizionati all’interno di un sito web in modo da non interrompere l’esperienza del visualizzatore, ad esempio tra i paragrafi di un testo, e di solito

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Haier, un web magazine al centro di una strategia integrata di content marketing sul vino

Il content marketing continua a fare proseliti tra i brand di successo. E in questo blog amiamo mettere in vetrina e raccontare le scelte di aziende che vanno in una certa direzione, quella che piace a noi di DAO Content, anche quando i progetti non li commissionano a noi… Come è il caso di una iniziativa di Haier, in cui ci siamo imbattuti abbastanza per caso, ma che ha subito catturato il nostro ‘disinteressato interesse’ di cultori e dispensatori di contenuti orientati alle performance. 

La nota multinazionale cinese di elettrodomestici ha infatti messo su, di recente, nel nostro paese un’articolata strategia digital multipiattaforma che punta forte sui contenuti di qualità, per raccontare l’universo vino alla sua platea di riferimento, a tutto beneficio a breve-medio termine – ne siamo certi – dei risultati di vendita delle sue cantinette a temperatura controllata.
Perno del progetto è Il Meglio in Cantina, un po’ sito un po’ webzine tematico, creato ad hoc da Haier per

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Il brand secondo Luca De Biase: una promessa da mantenere…

Cos’è un brand? Tante risposte possibili, una certezza: non è solo un prodotto o un servizio. Un marchio è una e molte storie, un sistema di valori, una filosofia, una visione, un percorso, un dialogo continuo con i consumatori e col mercato…
… Ma sopratutto una promessa da mantenere…
In che senso? Lo spiega da par suo Luca De Biase in questo post, pubblicato recentemente sul suo seguitissimo blog, per rispondere a un panel sull’argomento organizzato al Festival del Giornalismo, conclusosi il 15 aprile scorso a Perugia. De Biase parla di innovatori, individuandoli in coloro che hanno compreso l’importanza del content marketing di qualità, ovvero di stare sul mercato creando cultura e informazione puntando su contenuti non qualsiasi ma di valore, con un respiro ampio, senza aspettarsi risultati immediati. Chi ha capito tutto questo e lavora in questo senso è sulla buona strada per offrire un futuro radioso al proprio brand…
 
 
 
L’articolo Il brand secondo Luca De Biase: una promessa da mantenere…

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Inbound marketing, in quanto tempo si vedono i risultati?

Quando affermiamo che l’inbound marketing funziona, è perché lo dicono i fatti. Il marketing per sua natura si basa su analisi e obiettivi misurabili, non su congetture. Quindi la domanda da porsi semmai è:
quanto tempo è necessario affinché funzioni e porti ai risultati attesi?

Si tratta di una domanda complicata, con una risposta articolata ma comprensibile. Il digital marketing in generale, soprattutto se focalizzato sulla generazione di lead, richiede risorse significative, di conseguenza i marketer vogliono vedere un ritorno significativo sull’investimento. Ma proviamo a rispondere alla domanda.

Dipende molto dal punto di partenza
Un’azienda con 300 follower su tutte le piattaforme social non beneficerà quasi certamente di un impulso immediato alla sua attività, anche potendo contare sulla migliore delle strategie digital. C’è da aspettarsi invece che un business con 10.000 fan e una presenza sui social media consolidata vedrà probabilmente una crescita più immediata, in virtù proprio di questa base di partenza privilegiata.
La forza dell’inbound marketing però sta proprio nel

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Nuovo DAO News, veste grafica aggiornata e soluzioni evolute per l’editoria digitale

Look accattivante, esperienza utente migliorata e offerta di servizi per l’editoria affinata ed ampliata: Dao News cambia e rilancia in questo inizio 2018, con l’obiettivo di confermarsi ancora una volta opzione credibile e partner affidabile per i player del publishing digitale del panorama nazionale e internazionale. Il sito, rinnovato nei contenuti e nella grafica, va […]
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