Exit e opportunità di innovare

E’ da un po’ di tempo che mi confronto con il tema delle “exit” in ambito startup. E’ un tema che, a mio modo di vedere, necessità di una serie di riflessioni. In particolare sul ruolo delle exit nel processo di innovazione delle aziende italiane.

In poco meno di 15 giorni ho ascoltato due interventi molto interessanti che in maniera differente trattavano il tema dell’innovazione

Parto dall’ultimo intervento, quello del Professor Franco Mosconi (docente di Economia Industriale all’Università di Parma) al Meeting Nazionale Federmanager Giovani. Trattando delle tema dell’innovazione nelle aziende italiane medio-grandi sostiene giustamente che le aziende devono compiere un processo diviso in due step:

  1. l’azienda si deve dotare di un management molto attento all’innovazione e all’industria 4.0 (anche se come dicono i dati, in Italia gli imprenditori hanno spesso “difficoltà” a dotarsi di un management a differenza di quello che succede ad esempio in Germania)
  2. l’azienda deve investire molto per spingere sulla formazione, sui processi, sulla ricerca e sviluppo in modo tale che l’innovazione arrivi dall’interno dell’azienda stessa

Il primo intervento invece è stato quello di Mario Mariani, ex AD di Tiscali e partner del fondo United Ventures (fondo che investe in startup ad alta scalabilità), al Convegno “Industry 4.0: Implication for Management” organizzato da AMMISA presso la Scuola Superiore Sant’Anna a Pisa. Parlando del tema delle startup e delle exit ha sostenuto quanto sia importante per una startup pensare ad una exit che non sia però necessariamente quella raccontata dallo storytelling della Silicon Valley, ad esempio una vendita miliardaria o una quotazione in borsa (anche perché la percentuale di casi di questo genere di exit è in diminuzione). A maggior ragione in un tessuto economico come quello italiano fatto per la maggior parte da aziende medie che hanno una forte necessità di innovare.

Moltissime startup creano innovazione, producono valore e generano talenti. Moltissime startup avrebbero bisogno di un partner industriale o di un investimento da parte di una media o grande azienda per supportare la crescita e permettere alla stessa startup di strutturarsi e continuare il processo di innovazione.

Ed è qua che le due tesi a mio modo di vedere si incontrano.

Va benissimo l’innovazione dall’interno dell’azienda ma penso che ci sia bisogno di un dialogo più frequente ed una relazione più stretta tra le aziende italiane e il mondo delle startup e dell’innovazione.

Questo richiede sicuramente la presenza di imprenditori e di manager molto attenti e aperti al confronto. Richiede in generale molta preparazione e competenza. Dall’altra parte ci vuole tanta attenzione nella selezione delle idee, dei progetti e dei team. E, nella fase di accompagnamento alla crescita della startup, si dovrebbe capire quali di queste realtà posso diventare una società quotata in borsa (rarissime) e quali di queste invece possono diventare parte di realtà più grosse portando valore umano, valore economico e valore in fatto di innovazione (tantissime).

Credo che questa possa essere una via per portare il mondo delle startup italiano verso un periodo nuovo e più felice. Un periodo fatto di concretezza e di creazione di valore.

Penso che allo stesso tempo questa via possa aiutare le piccole, medie e grandi aziende a fare innovazione, accompagnando il processo interno di ricerca e sviluppo.

Può essere un rapporto win-win grazie al quale tutti gli attori in gioco posso offrire valore e ottenere valore. Quindi perché non puntare convinti verso questa direzione?