Come strutturare una strategia di digital PR efficace

Una strategia di digital pr efficace è fondamentale per promuovere un’azienda o un marchio online e raggiungere il proprio pubblico di riferimento. In questa introduzione, esploreremo le principali linee guida per strutturare una strategia di digital pr efficace.

Come Strutturare una Strategia di Digital PR Efficace

Come strutturare una strategia di digital pr efficace

La digital pr è diventata una componente fondamentale per le aziende che desiderano costruire una forte presenza online e raggiungere il loro pubblico di riferimento in modo efficace. Ma come si struttura una strategia di digital pr efficace? In questo articolo, esploreremo i passaggi chiave per creare una strategia di successo.

Prima di tutto, è importante definire gli obiettivi della tua strategia di digital pr. Cosa vuoi ottenere? Aumentare la visibilità del tuo brand? Migliorare la reputazione online? Generare lead qualificati? Una volta che hai chiaro il tuo obiettivo principale, puoi iniziare a pianificare le azioni necessarie per raggiungerlo.

Il secondo passo è identificare il tuo pubblico di riferimento. Chi sono le persone che vuoi raggiungere con la tua strategia di digital pr? Quali sono i loro interessi, le loro abitudini online e le piattaforme che utilizzano? Comprendere il tuo pubblico ti aiuterà a creare contenuti mirati e a selezionare i canali di comunicazione più appropriati.

Una volta che hai definito gli obiettivi e identificato il tuo pubblico di riferimento, è il momento di creare contenuti di qualità. La creazione di contenuti interessanti e rilevanti è fondamentale per attirare l’attenzione del tuo pubblico e costruire una reputazione online solida. Puoi utilizzare una varietà di formati, come articoli di blog, video, infografiche e podcast, per coinvolgere il tuo pubblico in modo efficace.

Oltre alla creazione di contenuti, è importante anche promuoverli in modo strategico. Utilizza i canali di comunicazione appropriati per raggiungere il tuo pubblico di riferimento. Ad esempio, se il tuo target è composto principalmente da professionisti del settore, potresti considerare la pubblicazione di articoli su siti web specializzati o la partecipazione a podcast o webinar del settore. Inoltre, sfrutta i social media per condividere i tuoi contenuti e interagire con il tuo pubblico.

La misurazione dei risultati è un altro aspetto cruciale di una strategia di digital pr efficace. Utilizza strumenti di analisi per monitorare le metriche chiave, come il numero di visite al sito web, il tasso di conversione e l’engagement sui social media. Questi dati ti aiuteranno a valutare l’efficacia della tua strategia e a identificare eventuali aree di miglioramento.

Infine, non dimenticare l’importanza delle relazioni pubbliche tradizionali. Anche se la digital pr è diventata sempre più importante, non dovresti trascurare le opportunità offerte dai media tradizionali. Cerca di ottenere copertura mediatica su giornali, riviste e programmi televisivi

Come strutturare una strategia di digital PR efficace
Il Ruolo del link building nella Strategia di digital pr

Nell’era digitale in cui viviamo, le strategie di PR tradizionali non sono più sufficienti per ottenere visibilità e successo per un’azienda. Oggi, le aziende devono adattarsi alle nuove tendenze e sfruttare le opportunità offerte dal mondo online. Una delle componenti chiave di una strategia di digital pr efficace è il link building.

Il link building è il processo di ottenere link da altri siti web verso il proprio sito. Questi link sono importanti perché i motori di ricerca li considerano come un segnale di autorevolezza e rilevanza. In altre parole, più link di qualità si hanno, più il proprio sito sarà considerato affidabile e pertinente dai motori di ricerca.

Ma qual è il ruolo del link building nella strategia di digital pr? Per rispondere a questa domanda, è importante capire come funziona il link building e come può contribuire al successo di una strategia di PR online.

Innanzitutto, il link building aiuta a migliorare la visibilità online di un’azienda. Quando un sito web ottiene link da altri siti, aumenta la sua visibilità sui motori di ricerca. Ciò significa che quando gli utenti cercano parole chiave correlate al settore dell’azienda, il sito avrà maggiori probabilità di apparire tra i primi risultati di ricerca. Questo porta a un aumento del traffico verso il sito e, di conseguenza, a una maggiore visibilità dell’azienda.

Inoltre, il link building può aiutare a costruire una reputazione online solida. Quando un sito web ottiene link da siti autorevoli e affidabili, viene considerato come un’entità di riferimento nel suo settore. Questo contribuisce a costruire una reputazione positiva per l’azienda e a generare fiducia tra i potenziali clienti. Una buona reputazione online è fondamentale per il successo di un’azienda, poiché influisce sulla percezione che gli utenti hanno dell’azienda stessa.

Il link building può anche contribuire a migliorare l’autorità di un sito web. Quando un sito ottiene link da altri siti autorevoli, i motori di ricerca considerano il sito come un’entità affidabile e pertinente. Ciò significa che il sito avrà maggiori probabilità di ottenere un posizionamento elevato nei risultati di ricerca. Un sito con un’alta autorità è più probabile che attiri traffico di qualità e che generi conversioni.

Infine, il link building può aiutare a generare traffico diretto verso il sito web. Quando un sito ottiene link da altri siti, gli utenti che visitano questi siti possono cliccare sui link e finire sul sito dell’azienda. Questo porta a un aumento del traffico diretto verso il sito e può generare potenziali clienti o vendite.

In conclusione, il link building svol

Aumentare l’Awareness attraverso una Strategia di Digital PR

Come strutturare una strategia di digital pr efficace

Nell’era digitale in cui viviamo, le relazioni pubbliche (PR) hanno subito una trasformazione significativa. Le tradizionali strategie di PR che si basavano su comunicati stampa e conferenze stampa sono state sostituite da approcci più innovativi e mirati. Una di queste nuove strategie è la digital pr, che si concentra sull’utilizzo delle piattaforme online per aumentare l’awareness e migliorare la reputazione di un’azienda o di un brand.

L’obiettivo principale di una strategia di digital pr è quello di raggiungere un pubblico più ampio e di creare un dialogo diretto con esso. Per fare ciò, è fondamentale strutturare la strategia in modo efficace. Iniziamo con l’aumentare l’awareness attraverso una strategia di digital pr.

La prima cosa da fare è identificare il pubblico di riferimento. Chi sono le persone che si desidera raggiungere? Quali sono i loro interessi e le loro abitudini online? Queste informazioni sono cruciali per creare contenuti mirati che possano attirare l’attenzione del pubblico e generare interesse per il brand.

Una volta identificato il pubblico di riferimento, è importante creare contenuti di qualità che siano rilevanti per loro. Questi contenuti possono essere articoli, video, infografiche o qualsiasi altro formato che sia adatto al pubblico target. È fondamentale che i contenuti siano informativi, interessanti e condivisibili, in modo da aumentare la visibilità del brand e generare buzz online.

Oltre alla creazione di contenuti, è importante anche promuoverli in modo efficace. Utilizzare i social media è un ottimo modo per farlo. Le piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram offrono un’ampia gamma di strumenti di promozione che consentono di raggiungere un pubblico specifico in base a interessi, demografia e comportamenti online. Inoltre, è possibile utilizzare gli influencer per promuovere i contenuti e aumentare l’awareness del brand.

Un altro aspetto importante di una strategia di digital pr efficace è la gestione delle relazioni con i media. È fondamentale stabilire rapporti solidi con i giornalisti e i blogger che coprono il settore di riferimento. Invitare i media a eventi, fornire loro informazioni esclusive e offrire interviste sono solo alcune delle tattiche che possono essere utilizzate per ottenere una maggiore copertura mediatica e aumentare l’awareness del brand.

Infine, è fondamentale monitorare e valutare i risultati della strategia di digital pr. Utilizzare strumenti di analisi per misurare l’engagement, il traffico web e le conversioni può fornire informazioni preziose su ciò che funziona e ciò che non funziona. Questi dati possono

Conclusione

Per strutturare una strategia di digital pr efficace, è importante seguire alcuni passaggi chiave. Prima di tutto, è necessario definire gli obiettivi specifici che si desidera raggiungere con la strategia di digital pr. Successivamente, è importante identificare il proprio pubblico di riferimento e comprendere le loro esigenze e preferenze. Una volta fatto ciò, è possibile sviluppare un piano di azione che includa la creazione di contenuti rilevanti e di qualità, la scelta dei canali di comunicazione appropriati e l’implementazione di tattiche di promozione mirate. Infine, è fondamentale monitorare e valutare i risultati ottenuti, al fine di apportare eventuali modifiche e miglioramenti alla strategia. In conclusione, una strategia di digital pr efficace richiede una pianificazione accurata, una comprensione del proprio pubblico di riferimento e l’utilizzo di tattiche mirate per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Per strutturare una strategia di digital PR efficace, segui questi passaggi:

1. Definisci gli obiettivi: stabilisci cosa vuoi ottenere dalla tua strategia di digital PR, ad esempio aumentare la visibilità del tuo brand o migliorare la reputazione online.

2. Identifica il tuo pubblico target: comprendi chi sono i tuoi potenziali clienti e quali sono i canali digitali che utilizzano di più.

3. Crea contenuti di qualità: sviluppa contenuti interessanti e rilevanti per il tuo pubblico target. Questo può includere articoli, blog, video o infografiche.

4. Trova influencer e giornalisti: individua influencer e giornalisti nel tuo settore che potrebbero essere interessati ai tuoi contenuti. Cerca di stabilire una relazione con loro e offri loro contenuti di valore.

5. Utilizza i social media: sfrutta i social media per promuovere i tuoi contenuti e interagire con il tuo pubblico. Utilizza hashtag pertinenti e partecipa alle conversazioni online.

6. Monitora e misura i risultati: utilizza strumenti di monitoraggio per valutare l’efficacia della tua strategia di digital PR. Misura il traffico del sito web, l’engagement sui social media e le menzioni del tuo brand online.

Per ulteriori informazioni su come strutturare una strategia di digital PR efficace, visita il sito web di LinkJuice.it.

Content marketing come “intrattenimento”, è vero che non paga?

content marketing

Quante pagine segui sui social perché semplicemente ti fanno ridere o ti emozionano con i loro contenuti?
Immagino un bel po’…
Bene, oggi ti svelo i molti modi in cui si può guadagnare da questo tipo di strategia

Oggi parliamo di Content marketing d’intrattenimento, e delle sue diverse applicazioni.

La nostra bacheca Facebook, o il nostro feed di Istagram sono spesso invasi da quelli che i sociologi hanno definito meme e che poi hanno preso le strade più diverse e disparate per arrivare sempre più lontano.
Dai semplici meme infatti, si sono messe in atto una serie di strategie di guadagno, affatto indifferenti in termini di introiti; oggi voglio esaminarne qualcuna insieme a te, non si sa mai che riflettendo su questo argomento non ti venga in mente qualche buona idea di guadagno.

Partiamo innanzitutto dalla base.

Cos’è un “Meme”?

Iniziamo con il dire che è bene fare una differenza tra Meme come concetto legato alla sociologia che si definisce:

Singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro (giornale, libro, pellicola cinematografica, sito internet, ecc.).

e che poi trova una declinazione nella sua versione digitale:

I memi digitali sono contenuti virali in grado di monopolizzare l’attenzione degli utenti sul web.  diffuso attraverso i meccanismi delle nuove tecnologie e dei nuovi prodotti, hashtag, Facebook, blog, email, YouTube, usato a volte per fare pubblicità commerciale

da enciclopedia Treccani

Ecco! La parola chiave, nonché carta vincente di questo tipo di comunicazione è “a volte”.
Questo ci fa capire immediatamente che il concetto alla base di questo tipo di strategia di marketing, che riesce ad essere invasivo senza risultarlo, è quello di sfruttare l’intrattenimento come chiave d’accesso non solo alla memoria, ma anche al cuore del potenziale acquirente in maniera efficace e per nulla molesta.

E come ci si guadagna da questa strategia, mi chiederai?

I modi sono diversi, e suscettibili a molte variabili, di cui provo a farti una brevissima panoramica.

Reputation online per i brand più noti

Nel caso di un brand molto noto come ad esempio Nutella, i meme servono a fare reputation ossia a rinfrescare continuamente nella memoria il marchio (in maniera conscia e inconscia).

Esistono poi delle combo vincenti, come ad esempio quella di Nutella e GOT che valgono più di diecimila interazioni.

Aggregatori di contenuti virali

Esiste poi il caso dei portali, alcuni settoriali , altri contenitori sempre più  generici e con un target sempre più vasto (seppur meno fedele/interessato), i quali guadagnano sia con i pay per click sugli articoli di questi blog, ossia si dà uno spazio pubblicitario (banner o altro) all’interno dell’articolo e si riceve una somma per ogni click ottenuto, sia anche con la promozione diretta attraverso un contenuto promozionale con un link/tag all’azienda (pagante).

Questa strategia si chiama influencer marketing, e ti prometto che presto faremo un articolo dedicato esclusivamente a questo perché è un argomento molto molto vasto, non esauribile in questo articolo.

Merchandising

Come fanno a guadagnare alcune pagine che sono nate veramente “dal niente” (oltre a ciò che abbiamo detto precedentemente)?  Non ci crederai, ma lo fanno creando un pubblico vasto (vastissimo) attraverso i meme, e fidelizzandolo al punto tale da crearsi dei potenziali acquirenti del loro merchandising.

Ci sono diversi casi di pagine popolari che creano magliette, tazze, poster e quant’altro con i loro meme più famosi.

Queste sono solo alcune delle strategie che si possono mettere in atto per guadagnare online dal content d’intrattenimento, che come vedi sono dei veri e propri piani d’azione nati da un’intuizione sia delle piattaforme che degli utenti.

Che ne pensi? Hai già un’idea su come guadagnare online dal content d’intrattenimento?

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Comunicare la qualità, un contenuto al giorno…

Qualche giorno fa riflettevo sul fatto che attorno a me vedo tantissime persone estremamente competenti, professionali, brillanti.

Persone che conoscono benissimo ogni dettaglio del loro lavoro, ogni caratteristica del loro ambito, ogni opportunità e rischio della loro attività.

In realtà vedo anche tante aziende che hanno le stesse caratteristiche: fanno un lavoro di altissima qualità e sono veramente estremamente competenti nel loro ambito e nel loro mercato.

Ogni competenza, ogni conoscenza, ogni attività di qualità, ogni progresso, ogni “cosa imparata”, ogni errore commesso e al quale si è posto rimedio, ogni problema affrontato e risolto, ognuna di queste cose rappresenta un grande valore per la persona o l’azienda in questione.

Questi valori spesso non hanno piena visibilità, rimangono all’interno dell’azienda o nella testa della persona (lavoratore, imprenditore, manager che sia). Spesso queste aziende e queste persone non comunicano ciò che sanno fare, non raccontano ciò che fanno, non dicono agli altri (utenti, clienti, partner, lettori etc.) quanto valore, studio, competenze ci sono dietro all’attività svolta.

Penso inoltre alle grandi opportunità che ci offre questo periodo storico: il web, i social network, le piattaforme digitali. Strumenti che permettono a tutti, persone e aziende, di comunicare e raccontare al resto del mondo ciò che sono e ciò che fanno.

Queste grandi opportunità sono state già sfruttate da tante persone e tante aziende, ma a mio parere c’è ancora tanta qualità nascosta al web che si può comunicare e che, anzi, si deve raccontare.

Penso che contenuti di qualità che mostrano competenze, valori, lavoro, professionalità, conoscenza possano occupare, tutto o almeno in parte, lo spazio che attualmente viene occupato dai contenuti di bassa qualità o, addirittura, dalle fake news.

In un periodo, tra l’altro, dove anche molti editori hanno rinunciato al loro ruolo di una gestione dell’informazione digitale che tenda verso una maggiore trasparenza, una maggiore veridicità, una maggiore qualità e, soprattutto, ad una maggiore utilità formativa/informativa per il lettore.

E allora cosa si dovrebbe fare?

Per rispondere a questa domanda riprendo una frase di Gary Vaynerchuk, imprenditore seriale e personalità Internet di fama internazionale: “Now, if you truly understand how marketing works today, you know there is no individual six-month campaign; there’s only the 365-day campaign, during which you produce new content daily.”

Ora, se capisci veramente come funziona il marketing oggi, sai che non esiste una campagna individuale di sei mesi; c’è solo la campagna di 365 giorni, durante la quale produci nuovi contenuti ogni giorno.

E’ esattamente questo che si deve fare: produrre contenuti di qualità ogni giorno per 365 giorni all’anno. Possiamo poi discutere riguardo al formato del contenuto, alla tipologia, alla piattaforma di supporto, alla modalità di diffusione, ma la strategie è esattamente questa, semplice:

1 contenuto formativo/divulgativo al giorno

E’ quello che Marco Montemagno, in molti suoi video e speech, chiama “incessantismo” ed è una delle componenti chiave della strategia che lui stesso ha utilizzato per acquisire tanta visibilità: 1 video al giorno per 12, 18 o, addirittura, 24 mesi. Tutti i giorni.

Lui ha utilizzato i video, ma questo non vuol dire che sia l’unica tipologia di contenuto vincente. Anche perché ogni persona e ogni azienda possiede caratteristiche comunicative specifiche e particolari.

Io ritengo che il blog abbia ancora un ruolo importantissimo, il blog è per me il fulcro dell’attività di produzione di contenuti ed è il blog ad ospitare i contenuti nei vari formati: articoli brevi, approfondimenti, video, podcast, foto, vignette etc.

E i social network? I social network sono le diverse finestre sul mondo digitale che si vogliono tenere aperte. In ogni social network con un linguaggio appropriato e adatto alla propria community di riferimento presente social network stesso.

Contenuti di qualità sul blog, contenuti di qualità indicizzati su Google, contenuti di qualità presenti sui social network, presenti sui canali YouTube e sui canali Podcast… Una invasione di contenuti di qualità 🙂

Per concludere, penso che sia veramente importante raccontare la qualità; importante per i professionisti, i manager, le associazioni, le aziende etc. Importante per supportare la loro comunicazione e le strategie di marketing.

Ma è altrettanto importante per i lettori e gli utenti web. Ed è questo che auspico: che sempre più persone e aziende inizino a comunicare la qualità, un contenuto al giorno…

 

Ha ancora senso avere un blog?

Se ci penso è veramente da tanti tanti anni che in molti pronosticano la morte dei blog. Secondo me, più o meno da poco tempo dopo la loro nascita.

Io sinceramente non c’ho mai creduto. E vedo che insieme a me, tanti altri continuano a non crederci. Molti di questi sono dei veri esperti di digital marketing e vedono nel blog il luogo dove creare relazioni forti e durature con la propria audience e i propri clienti.

Ho iniziato a lavorare con i blog nel lontano 2009. Dopo l’esperienza del comparatore prezzi (OkPrezzi) avevo capito che i motori di ricerca avrebbero dato sempre più importanza ai contenuti “freschi”, ai contenuti aggiornati e di informazione. E i blog, già da allora, erano uno strumento formidabile.

Mi ricordo che un po’ per intuito e un po’ di fortuna, scegliemmo WordPress come CMS, e fu una scelta decisamente azzeccata, probabilmente in quel periodo non si poteva ancora capire veramente il successo che avrebbe avuto WordPress negli anni seguenti.

Nel 2009 iniziammo con un network di blog tematici. Ambiente, lusso, musica, cinema, racconti, libri, ricette, etc. Era un vero e proprio strumento di content marketing che utilizzavamo per attirare traffico di qualità da indirizzare poi verso il comparatore prezzi.

Questo era Ok-Ambiente nel 2010, uno dei blog del network.

Ripeto, 2009…. esattamente 10 anni fa… In maniera molto empirica avevamo intuito la forza che i contenuti di qualità avevano in ambito digitale. Facebook era in Italia da poco più di un anno e il traffico arrivava quasi esclusivamente dai motori di ricerca.

Molte aziende all’epoca hanno totalmente snobbato il blog, molti imprenditori e responsabili marketing sembravano quasi terrorizzati dal confronto con gli utenti; i blog davano infatti l’opportunità agli utenti di commentare gli articoli proposti, e bloccare i commenti era visto quasi come sacrilegio.

In realtà è la stessa reazione che hanno avuto i giornalisti e gli editori quando il digitale ha permesso a tutti gli utenti di commentare quello che veniva scritto sulle proprie testate.

E’ interessante notare però come poi le aziende si siano letteralmente lanciate verso piattaforme quali i social network dove l’interazione e la partecipazione degli utenti è ancora più libera, difficile da gestire e spesso molto lontana dal posizionamento del brand.

Gli editori sono arrivati addirittura a cedere i propri contenuti alle grandi piattaforme quali Facebook… mah!

Ma dopo anni di “sbornia” di social network, sto notando da qualche mese a questa parte un ritorno al proprio sito/blog/magazine da parte delle aziende e degli editori. Finalmente, aggiungerei io.

Lavorare bene sul proprio sito permette ad una azienda di gestire al meglio il percorso dell’utente, dal momento in cui arriva sul sito stesso fino ad una eventuale conversione dell’utente in cliente. Se una azienda lavora prevalentemente sui social network o su piattaforme esterne e non cura le proprie digital properties (sito, blog, magazine, ecommerce, etc.) è sottoposta e diversi rischi, ad esempio:

  • la piattaforma esterna può chiudere la pagina a causa di qualche violazione o segnalazione
  • la piattaforma può cambiare l’algoritmo e i contenuti prodotti e pubblicati non vengono più visualizzati come prima
  • per raggiungere un più ampio target le piattaforme spingono le aziende a spendere in sponsorizzate
  • i contenuti prodotti sono pubblicati su piattaforme esterne e quindi non completamente a disposizione dell’azienda
  • i contenuti prodotti e pubblicati su piattaforme diverse creano un certo “disordine” nella strategia e una dispersione dell’audience nelle diverse piattaforme
  • l’ingaggio degli utenti avviene in un contesto esterno rendendo difficile, ad esempio, l’iscrizione ad una newsletter o la richiesta di contatto

Di seguito alcuni consigli che con DAOContent diamo alle aziende quando lavoriamo con loro:

  • curare il proprio sito internet nei dettagli in modo che per l’utente sia naturale chiedere un contatto, effettuare un acquisto, iscriversi alla mailing list etc.
  • sviluppare un blog (o addirittura un magazine digitale) con una linea editoriale forte e di qualità, in modo che diventi il digital hub dell’azienda, il centro delle attività della strategia content
  • curare tutti i canali social in modo da sfruttare la visibilità e l’audience e attivare gli utenti verso “la propria casa digitale”

Insomma, penso che i blog abbiano ancora una lunga vita, magari prenderanno altre forme e avranno funzionalità evolute, ma sono sicuro che avranno un ruolo importante nelle attività di digital marketing di aziende e professionisti.

Voi cosa ne pensate?

Content marketing o Digital marketing con focus sui contenuti?

Ultimamente è una delle domande che, in DAOContent, ci facciamo più spesso. Lavoriamo da anni con i contenuti, ultimamente lavoriamo con aziende e professionisti e sviluppiamo strategie di content marketing orientate ai risultati.

Ma è proprio quello che facciamo?

Prima di proseguire faccio un breve riepilogo di quello che facciamo.
I servizi di DAOContent sono offerti con tre modalità differenti:

Marketplace

La prima modalità è quella che chiamiamo “Marketplace”.
Questa modalità consiste nel richiedere un numero e una tipologia di contenuti per le proprie strategie di content marketing.
Solitamente i contenuti prodotti dalla community di DAOContent vengono acquisiti dal cliente e pubblicati sulle sue properties digitali (sito web, blog, magazine, etc.).
Questa modalità si avvale dell’esperienza del nostro team e la scelta dei contenuti di qualità è agevolata dall’algoritmo della piattaforma.

Piani Performance

La seconda modalità è quella che chiamiamo “Piani Performance”.
Questa modalità prevede, prima di tutto, la definizione degli obiettivi con il cliente (awareness, generation lead, vendite e-commerce, etc.) e in base agli obiettivi viene definita una strategia digitale orientata alle performance attorno alla produzione dei contenuti.
La produzione dei contenuti è gestita allo stesso modo della modalità Marketplace ma la strategia editoriale è definita maggiormente dal nostro team.
In questo caso i contenuti vengono pubblicati su quello che chiamiamo Digital Hub (web magazine, blog, app mobile, etc.) che risiede su piattaforma DAOContent e che viene personalizzato in base alle esigenze e al look&feel concordate con il cliente
Attorno al Digital Hub vengono poi implementate tutte le attività di digital marketing (social media marketing, sponsored, community DAOContent, etc.) utili per dare visibilità ai contenuti prodotti e per raggiungere il target desiderato.

Piani Branding

La terza modalità è quella che chiamiamo “Piani Branding”.
Questa modalità racchiude le caratteristiche delle prime due (contenuti prodotti dalla community e gestiti tramite algoritmo, strategia di digital marketing, digital hub, etc.) ma è rivolta alle azienda più strutturate e che hanno bisogno di supportare le proprie attività di posizionamento del brand sul digitale.
Questa modalità prevede il coinvolgimento di professionisti del settore della comunicazione, giornalisti, creativi e art director. Le loro competenze e la loro consulenza sono fondamentali per la creazione di un prodotto di altissimo livello.

Quindi, tornando alla domanda “cosa facciamo realmente?”, la risposta è: sicuramente facciamo qualcosa di diverso dal content marketing. Qualcosa di più.

Una definizione potrebbe essere “digital marketing con focus sui contenuti“. Infatti tutte le strategie che proponiamo partono proprio dai contenuti, ma questi contenuti sono accompagnati da una varietà di attività di digital marketing che danno ai contenuti due valori importanti: la qualità e i risultati.

Un altra definizione che mi piace è la seguente: “editoria digitale intelligente al servizio dei brand“. Editoria digitale perché aiutiamo le azienda a diventare editori di se stessi, intelligente perché c’è un algoritmo “intelligente” che migliora i processi e il lavoro, al servizio dei brand perché aiuta le aziende nel posizionamento del proprio brand.

Quindi non solo content marketing, ma qualcosa di più.

A breve, per iniziare ad approfondire queste tematiche, pubblicheremo una breve guida gratuita sul Content Marketing, con alcune riflessioni e alcuni trucchi per impostare una attività di content marketing efficace.

Stay tuned!

Il digital marketing basato sui contenuti per manager e professionisti

Non è facile per un professionista o un manager gestire la propria vita digitale e il proprio brand. Me ne sto rendendo conto ultimamente.

Solitamente, con DAOContent, ci siamo siamo spesso confrontati con aziende di varie dimensioni, definendo una strategia di digital marketing basata sui contenuti e lavorando sulla marca, sui servizi dell’azienda e sul relativo target di mercato.

Ultimamente però mi sta capitando sempre più di frequente di ricevere richieste di supporto da parte di professionisti e manager che hanno bisogno di gestire la propria presenza digitale in maniera strutturata e orientata risultati di crescita.

Questo secondo me è il vero mestiere del Digital Life Coach, come l’ha definito il mio amico e partner yourDigital, Jacopo Mele.

Il lavoro con i professionisti e i manager presenta alcune caratteristiche decisamente diverse rispetto al lavoro con aziende, soprattutto se strutturate. In particolare la fase di definizione dei processi è più delicata, il professionista o il manager sono individui singoli, con tutti i loro molteplici impegni, e che a volte sono seguiti in maniera destrutturata dalla segretaria o da qualche amico che li supporta in attività digitali quali seguire il profilo Facebook o scrivere qualche contenuto sul blog.

Ottimizzazione del tempo

La criticità principale è l’ottimizzazione del tempo del professionista (o del manager) in modo da riuscire a ritagliarsi dei momenti all’interno della fitta agenda per svolgere le attività che solo lui può fare (ad esempio, creare contenuti di proprio pugno, registrare video, scattare foto da pubblicare, etc.).

Ritengo che anche l’attività digitale del professionista debba partire dai contenuti. Ma la strategia deve essere secondo me ben strutturata e il più possibile automatizzata.

Il sito del professionista ha sempre una grandissima importanza, ma è la parte editoriale che deve diventare il centro di tutta la strategia. In particolare il blog diventa il “Digital Hub” dell’attività, tutti i contenuti verranno pubblicati prima sul blog e successivamente rilanciati sui social network nelle forme più opportune. I social network sono una fonte inestimabile di visibilità ma è sul proprio sito/blog che il professionista più gestire al meglio l’utente, ed è lì che deve piano piano costruire una community.

Una attività costante di pubblicazione di contenuti può portare grandi risultati, prima di tutto grazie all’indicizzazione degli stessi sui motori di ricerca, e poi perché pubblicando contenuti di qualità si offre un servizio informativo all’utente con un rafforzamento del brand del professionista.

Produzione dei contenuti

Una seconda criticità è proprio la produzione dei contenuti, nel caso il professionista riesca a produrli in maniera autonoma, il nostro supporto è quello di revisionare i contenuti e dettare la linea editoriale. Ma nel caso il professionista non avesse modo di produrre i contenuti in autonomia, il nostro compito si trasforma in quello di ghost writer. Questo compito è particolarmente delicato poiché i contenuti prodotti da terzi devono rispecchiare esattamente l’animo e le competenze del professionista.

Le comunicazioni

Una terza criticità sono le comunicazioni tra tutte le persone coinvolte e il professionista. Come già detto l’agenda del professionista è solitamente molto complicata e riuscire a comunicare in maniera costante, strutturata ed efficace è una sfida molto interessante. Per questo deve essere impostata in fase di set-up prevedendo anche processi e piattaforme in modo da poter rimanere costantemente aggiornati anche se il team lavora da remoto.

Grandi risultati

Credo però che, gestite in maniera strutturata queste criticità, una buona strategia di contenuti possa favorire in maniera rilevante i risultati di visibilità e di reputazione del professionista. Il professionista che riesce a creare una community di utenti fidelizzati ha la possibilità poi di evolvere il proprio business esplorando anche nuovi servizi o prodotti che riescono a rispondere al meglio alle esigenze degli utenti. Esigenze sicuramente più chiare grazie anche ad un dialogo e ad un confronto più stretto con gli utenti stessi.

E voi cosa ne pensate?

Contenuti e algoritmi

Qualche giorno fa, una persona molto esperta in ambito digitale e non solo, mi ha fatto notare che parlo sempre troppo poco di quello che abbiamo fatto in questi anni.

Nonostante io mi occupi da anni di comunicazione digitale, contenuti, parole, digital marketing sono uno di quei tipi che tende a parlare poco di quello che fa e vorrebbe che il prodotto/servizio potesse parlare da solo.

Ma mi dicono che non funziona proprio così 🙂
Allora cercherò, nelle poche righe di seguito, a spiegare il lungo lavoro che con DAONews prima e DAOContent dopo abbiamo fatto in questi anni.

Come già scritto qualche articolo fa DAONews è nata con l’intento di studiare un nuovo modello editoriale e di business che potesse aiutare l’editoria nel tragico passaggio dal cartaceo al digitale.

Per ottenere questo risultato abbiamo pensato che dovevamo pensare al nostro progetto come un ecosistema e non come una semplice app o servizio singolo. Questo ecosistema doveva ospitare tutti “gli attori dell’informazione”:

  • giornalisti
  • blogger
  • editori
  • lettori

Per regolare questo ecosistema avevamo bisogno di sviluppare un algoritmo che riuscisse ad analizzare i contenuti prodotti e pubblicati e che tenesse traccia dei risultati (visualizzazioni, condivisioni, click, etc.) che ogni contenuto riusciva a generare.

Altro obiettivo era quello di dare un valore qualitativo al contenuto stesso, analizzando e quantificando diverse variabili. L’idea era quella di legare il valore pubblicitario del contenuto al rating di qualità.

Per fare questo però avevamo bisogno anche di un algoritmo che facesse un’analisi semantica del contenuto in modo da poter differenziare i contenuti anche in base all’argomento trattato e al modo in cui veniva trattato.

Il passaggio successivo è stato quello di “geolocalizzare” il contenuto, per noi era molto importante capire quali luoghi e località venivano citate nel contenuto in modo da poter aggregare e catalogare i contenuti anche in base al luogo.

Inoltre un fattore importante per noi era quello di dare un valore al contenuto in base all’editore che acquistava e/o pubblicava quel contenuto prodotto, più importante è l’editore (soprattutto se in target con l’argomento) e più valore ha una pubblicazione.

A questo punto è arrivata la trasformazione da DAONews a DAOContent. L’ecosistema vedeva l’ingresso di un nuovo attore: le aziende.

Inoltre avevamo iniziato lo sviluppo di una piattaforma (quello che chiamiamo internamente “marketplace dell’informazione“) che permetteva ai content producer di vendere i propri contenuti in maniera sicura e remunerativa, e agli editori e alle aziende di acquistare i contenuti di qualità per i propri progetti editoriali in maniera autonoma ed efficace.

L’algoritmo richiedeva quindi nuove funzionalità:

  • sistema anti-plagio
  • riassunto automatico del contenuto
  • sentiment analysis
  • selezione keyword rilevanti

Inoltre ci siamo dati un ulteriore obiettivo: quello di far parlare i vari dati raccolti e le varie analisi fatte su ogni contenuto in modo da riuscire a trovare, ad esempio, il contenuto con la qualità più alta, che può dare le migliori performance, dato un determinato argomento, riguardante una determinata località.

Dopo un po’ di mesi di lavoro, siamo riusciti ad implementare anche queste funzionalità e attualmente l’algoritmo sta lavorando.

Tutto quello che vi ho descritto fin qui è esattamente quello che succede all’interno dell’ecosistema di DAOContent grazie agli algoritmi. Questi algoritmi ci permettono di:

  • produrre, selezionare, richiedere, pubblicare contenuti di alta qualità
  • produrre in grandissima quantità
  • crescere in maniera estremamente scalabile
  • ottenere i risultati e le performance migliori per qualsiasi tipologia di cliente (editore, azienda, professionista, evento, attività, etc.)

Pensiamo che gli algoritmi possano dare strumenti fantastici per migliorare il lavoro di chi fa informazione e sono una opportunità per tutto l’ecosistema dell’informazione. Ed è per questo che ci teniamo così tanto e al lavoro fatto sugli algoritmi e sulla piattaforma.

L’anno che verrà

Lo so che è un po’ tardi per scrivere un post che parla delle previsioni per l’anno nuovo; solitamente questi post vengono scritti nel periodo delle festività natalizie, al massimo i primi giorni di gennaio.

Io farò un’eccezione, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per pensare a quello che, secondo me, succederà nel 2019 riguardo al digital marketing. In particolare riguardo all’editoria digitale e al content marketing e a tutto ciò che gira attorno ai contenuti digitali.

Gli editori stanno iniziando a fare una vera trasformazione digitale del proprio lavoro e del proprio business, in alcuni casi con decisioni drastiche, in altri casi con passaggi più morbidi. Ma il trend ormai è segnato: dopo essersi innamorati dei social network e aver ceduto a loro contenuti, dati, visibilità, utenti, gli editori stanno riportando il lettore all’interno del proprio ambito e delle proprie properties (siti web e app mobile).

Stanno inoltre testando nuovi modelli di ricavi, puntando su contenuti di qualità e di approfondimento e implementando varie formule di abbonamento per i contenuti premium. Prendendo anche spunto da casi di successo esistenti, ad esempio alcuni oltre oceano, gli editori stanno rivalutando l’importanza della tecnologia, del digital e dei dati e, di conseguenza, un uso consapevole di questi strumenti fondamentali per la crescita. Questa è, secondo me, una bella notizia.

Abbiamo sempre sostenuto che la qualità dei contenuti, la qualità dell’informazione e la qualità della tecnologia potessero, in un futuro non molto lontano, risollevare le sorti dell’editoria e dell’informazione. I segnali, in questo 2019 appena iniziato, si faranno sempre più evidenti.

Intanto le aziende iniziano a intraprendere lo stesso processo. In una prima fase le grandi aziende si sono “innamorate” del mondo degli influencer, soprattutto dei grandi influencer, con numeri importanti in fatto di follower e visualizzazioni. In questa prima fase i grandi influencer la facevano da padrona dando anche dei buoni risultati alle campagne marketing delle aziende. In una seconda fase i risultati sono venuti meno, lasciando in dote alle aziende inoltre poco valore acquisito. In fondo i follower sono degli influencer!

In un secondo momento si sono affidate ai micro-influencer, coinvolgendo piccoli influencer ma in grande quantità. Il risultato è stato simile al precedente.

In questa fase le azienda iniziano a capire che devono diventare loro stesse “influenti” nel loro settore di riferimento. Possono farlo solo prendendo possesso diretto della produzione di contenuti e, per diventare veramente influenti e credibili, i contenuti che producono devono essere di qualità.

Secondo noi devono avere 3 caratteristiche:

  • devono raccontare una storia (posizionamento del brand e story telling)
  • devono fare informazione di qualità (giornalismo e informazione)
  • devono portare risultati concreti all’azienda (digital e performance marketing)

I contenuti prodotti devono poi “risiedere” in una piattaforma proprietaria, solo con una piattaforma proprietaria che contiene il contenuto di qualità proprietario il valore creato dalla attività di content non viene disperso. Come già detto da altri (ad esempio da personalità del calibro di Paolo Iabichino nella sua intervista sul Sole 24 Ore) pensiamo che il luogo più adatto per la pubblicazione di questi contenuti sia un magazine digitale, collegato al sito istituzionale dell’azienda in maniera più o meno evidente, che diventi un vero e proprio progetto editoriale digitale.

Le aziende devono poi sviluppare attività di digital marketing (utilizzando i social network, gli influencer, le newsletter, il native advertising etc.) per diffondere i propri contenuti e utilizzare la visibilità data da questi strumenti per accompagnare gli utenti (naturalmente in target) verso le proprie properties digitali. Prima sul magazine e poi verso il sito istituzionale.

Anche in questo caso, il 2019, mostra i segnali di una maggiore consapevolezza delle aziende al riguardo e molte aziende stanno già lavorando per seguire questa nuova strada.

Ovviamente questa per noi è una gran bella notizia.

Come già scritto in altri post, è da anni che con DAOContent lavoriamo in questa direzione e possiamo dire di essere pronti a supportare le aziende (di ogni taglia e settore di mercato) nelle attività di editoria digitale di qualità al servizio del marketing e orientato alle performance.

Confidiamo in un bellissimo 2019 nel quale i segnali appena descritti si trasformino in realtà positive per l’editoria digitale e il content marketing.

Perché l’azienda deve diventare Media Owner

Mi ricordo che già verso la fine del 2013, in DAONews parlavamo di contenuti di informazione al servizio delle aziende. In quel periodo eravamo a Cagliari, ospitati all’interno dell’incubatore di aziende e startup The Net Value.

Lavoravamo tanto con gli editori, i giornalisti e i blogger e avevamo davanti l’evidenza che i siti che facevano più visite erano quelli editoriali mentre quelli istituzionali delle aziende avevano problemi di visibilità.

Allo stesso tempo, l’advertising digitale non portava più i risultati di qualche mese prima, i banner nei siti erano troppo invasivi e i social network avevano fame di contenuti generati dagli utenti, prevalentemente di contenuti di informazione.

Già da allora iniziammo a proporre alle aziende un servizio di content marketing, era forse prematuro, però ci ha permesso di fare tanta esperienza e tanta ricerca e sviluppo.

Penso però che alle soglie del 2019 le aziende non possono più prescindere da una giusta strategia editoriale digitale e di content marketing. Le aziende hanno la necessità di prendere possesso direttamente dell’informazione relativa a se stesse e al proprio settore, diventando esse stesse influencer e fonti autorevoli.

Il nuovo ruolo dei clienti: i consum-attori/la sharing economy

come si muovono i clienti-utenti nel mondo digitale? in due maniere:
  1. conoscono già il brand (ad esempio “Nike”) e vanno direttamente sul sito o sulla app dell’azienda per trovare informazioni sul prodotto e/o sull’azienda;
  2. non conoscono il brand ma vogliono avere qualche info a riguardo, ad esempio: “quali sono le scarpe da basket usate da Michael Jordan?”
Gli utenti del secondo gruppo faranno una ricerca sui motori di ricerca e troveranno risultati che rispondono alla loro domanda, o intercettano queste info sui social network. Gli stessi utenti, dopo aver trovato la risposta, condivideranno questo contenuto con la propria comunità attraverso i social e su altre piattaforme digitali come whatsapp o messenger per informare/allertare.

Il prodotto media

Un’azienda oggi deve avere una identità digitale che le permetta di essere conosciuta e condivisa. 
Avere un’identità digitale non è solo avere un sito internet o un e-commerce
Avere un’identità digitale significa essere digitalmente produttivi, avere  valori da condividere, intrattenere rapporti con la propria clientela e soprattuto creare contenuti per promuovere i propri valori.
 
L’azienda oggi ha l’incredibile opportunità di produrre in completa autonomia e secondo i propri valori contenuti digitali di alta qualità  che siano in grado di rispondere alle “domande degli utenti”, per aiutarli nel completare la loro formazione/informazione durante la loro esperienza di acquisto evitando di cadere vittima delle fake news. 
 
L’azienda grazie a questa attività di produzione di contenuti controllare in modo diretto la propria immagine, rendendosi autonoma dalle logiche del mondo tradizionale dei media e degli editori, con DAOContent l’azienda  diventa essa stessa un media un influencer, una fonte credibile, affidabile e riconosciuta.

La delivery  

Come lo facciamo? Attraverso la creazione di progetti editoriali ad hoc e in esclusiva con un servizio “chiavi in mano” che comprende:
  1. magazine digitale e app mobile
  2. produzione e pubblicazione di contenuti di altissima qualità con grandissima frequenza
  3. diffusione e viralizzazione degli stessi contenuti su social network (i social network sono la fonte di visibilità dalla quale attirare utenti verso il proprio progetto editoriale)
  4. strategia avanzata di digital marketing
  5. eventi, iniziative speciali, accordi con altri media etc..

Quali sono i vantaggi immediati per l’azienda? 

Migliorare il posizionamento del brand.
Esempio concreto  CheFuturo per CheBanca, associare il brand di CheBanca ai contenuti di alta qualità e come tematica principale “il digitale e l’innovazione” permettevano a CheBanca di essere percepita dagli utenti come una banca digitale e innovativa;
Migliori performance digitali
I siti e le app editoriali sono tra i siti più visitati e le app più longeve.
Grazie alla piattaforma, ai contenuti e a tutto il servizio possiamo garantire risultati concreti in fatto di visibilità, conversioni, engagement, lead etc.
Arriveranno al sito dell’azienda utenti che avevano l’intenzione di sapere qualcosa di più riguardo alle tematiche proposte dall’azienda nel progetto editoriale (marketing dell’intenzione)

Contenuti e qualità

Ieri, prima di andare a lavoro, facevo come al solito un giro tra le notizie fresche di mattinata e mi sono imbattuto in un articolo del Corriere (Chi sono i leader (politici) sul web: “Post brutali? La gente vuole quelli”) che mi ha portato a ripensare alla situazione dei contenuti sui social media e sull’informazione.

Lascio volutamente da parte l’aspetto “politico” di questo articolo e voglio concentrarmi esclusivamente sull’aspetto più “tecnico” relativo alle dinamiche dell’informazione digitale. Penso infatti che in questo articolo ci siano tutti gli elementi, materializzati e mostrati con esempi reali, della situazione dell’informazione in Italia in questo momento:

  • le cause
  • lo stato delle cose
  • le conseguenze

LE CAUSE

«Meno scrivi e più cammini. L’algoritmo di Facebook, quello che fa viaggiare i contenuti, è ignoto e anche abbastanza ignorante».

Facebook (ma anche le altre piattaforme e social network) ha un algoritmo che effettivamente nessuno conosce realmente, ma dai risultati che alcuni post ottengono si può facilmente dedurre che questa frase è esatta: i contenuti brevi e di impatto girano meglio e non importa realmente la sostanza del contenuto che viene veicolato. L’obiettivo di qualsiasi piattaforma è di catturare l’attenzione dell’utente trattenendolo il più possibile all’interno del proprio mondo (app o sito web che sia), e lo fa offrendo all’utente quello che l’utente si aspetta di ricevere, evidenziando contenuti “vicini” al pensiero e al sentimento dell’utente stesso.

LO STATO DELLE COSE

Il mese scorso questo ex capocantiere […] ha generato quasi un milione e mezzo di interazioni su Facebook.

In un solo mese il numero di interazioni su Facebook generato dalle pagine politiche «unofficial» ha raggiunto livelli paragonabili a quelli dei media tradizionali e ha superato di netto le pagine «official»

Le pagine “non ufficiali”, ma più in generale le pagine popolate da contenuti generati dagli utenti, hanno ormai acquistato terreno per quanto riguarda le performance e la visibilità. Editori e pagine ufficiali in tanti casi non riescono a tenere il passo lasciando spazio a contenuti spesso non verificati e magari di dubbia qualità.

No, non è militanza per Gangemi. È sopravvivenza. Un click vale in media dieci centesimi.

In questa frase è riassunta, secondo me, una parte consistente della causa di tutto: il modello di business dell’informazione digitale continua ad essere basato sulla pubblicità. Il “click” è l’obiettivo ultimo sia degli utenti che producono contenuti sia degli editori.

LE CONSEGUENZE

Gli editori, i giornalisti, le fonti autorevoli hanno impostato tecnologia e linee editoriali per raggiungere obiettivi dettati dall’adv basati sui click o sulle impression. Questo favorendo ovviamente la produzione di contenuti di una qualità molto vicina a quella dei contenuti prodotti dagli utenti e dalle pagine “unofficial”.

Lui sa che seguendo le correnti le si rendono inondazioni, ma anche che le maree possono rovesciarsi. «L’altro giorno ho scritto sul governo: basta parole, ora i fatti. Ho notato che hanno condiviso in tremila. Riproverò».

Una ulteriore conseguenza è una crescente polarizzazione delle opinioni, la selezione dei contenuti da leggere da parte degli utenti avviene tramite il “pregiudizio di conferma”, che porta principalmente le persone a ricercare nelle notizie una conferma alla propria opinione e non la verità sui fatti.

E, come scritto nell’articolo, le maree possono rovesciarsi e di conseguenza opinione comune e contenuti che la sostengono possono improvvisamente cambiare direzione e puntare verso altri sentimenti e altre opportunità di click e impression.

Il dibattito su qualità di contenuti, fake news, post verità, user generated content, verifica delle fonti è ormai da anni presente in tutti i tavoli e occasioni di incontro, di ragionamento, studio, analisi. Sia i big (ad esempio Google) che molte startup stanno lavorando per trovare una soluzione a questi problemi.

A mio parere focalizzarsi su alcuni punti porterebbe benefici in tempi brevi:

  • distinguere i contenuti in base alla qualità
  • definire la qualità del contenuto in base alla verifica del contenuto
  • la verifica del contenuto deve essere basata su un metodo che tenga conto, ad esempio, della verifica delle fonti
  • valorizzare, anche in senso monetario, i contenuti caratterizzati da quella qualità definita dal metodo

E’ quello che facciamo in DAOContent. I contenuti che vengono prodotti per le aziende e i brand hanno queste caratteristiche. Il motivo reale è supportare la credibilità del brand con contenuti veri e di qualità, valorizzandoli al meglio e avendo, come ricompensa, performance e visibilità per l’azienda.

Riteniamo che anche questo che facciamo sia parte, sicuramente una piccola parte, della soluzione per l’informazione di qualità.

 

Ciò che di buono si è fatto

In questi ultimi mesi mi è capitato veramente raramente di raccontare quello che di buono si è fatto, soprattutto perché tutto il mio tempo e la mia concentrazione erano rivolti alla risoluzione di problemi e criticità. Ma in questi 8 anni abbiamo fatto tante cose buone. Ed è da queste cose buone che si deve ripartire.

Abbiamo sviluppato tanta tecnologia e abbiamo fatto tanta esperienza in ambito contenuti, sia con editori che con aziende. Due tipologie di clienti molto diverse che hanno aiutato il team a crescere, spinto da continue sfide e risultati da ottenere.

Una delle cose più importanti che abbiamo fatto è definire un prodotto. Il vero problema negli anni è stato proprio questo: tanta analisi, ricerca e sviluppo che però non si concretizzava in un prodotto/servizio ben definito e soprattutto vendibile.

C’è anche da dire che noi parlavamo di content marketing 5-6 anni fa, quando il mercato italiano non era ancora pronto, ma questo ci ha permesso anche di lavorare tanto e di essere per alcuni aspetti, un passo avanti rispetto ai competitor.

Il prodotto che abbiamo definito è DAOContent e permette alle aziende e ai brand di diventare dei piccoli/grandi editori. E, in quanto media owner, le aziende possono sviluppare una strategia di contenuti che vada ad intercettare sui motori di ricerca, sui social network, nel mondo digitale, gli interessi degli utenti e indirizzare gli stessi utenti verso il proprio marchio, il proprio sito, il proprio e-commerce, i propri negozi reali, etc.

Nel prodotto DAOContent abbiamo unito la nostra esperienza in ambito contenuti, con la piattaforma tecnologica che abbiamo sviluppato e con le competenze in ambito digital e performance marketing.

Il risultato è lo sviluppo, per il cliente, di un magazine online web e mobile (un content hub), sul quale vengono prodotti e pubblicati contenuti di informazione (testo, immagini, video, infografiche etc) attinenti al settore di mercato dell’azienda. La strategia e la linea editoriale sono studiate per intercettare gli interessi degli utenti e attirarli verso il brand. Il content hub e la produzione dei contenuti sono poi supportati dalla piattaforma tecnologica, che aiuta a viralizzare e a diffondere meglio i contenuti, e da una strategia di digital marketing che comprende, tra le altre cose, anche social media marketing, email marketing e native advertising.

Alta frequenza di pubblicazione e alta qualità dei contenuti sono per noi caratteristiche fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di performance (visibilità, conversioni, lead etc.) che proponiamo al cliente. Queste caratteristiche (frequenza e qualità dei contenuti) le possiamo offrire grazie alla piattaforma tecnologica (che ha algoritmi di analisi semantica, anti-plagio, rating, etc) e grazie alla community di content producer che negli anni abbiamo creato.

Nel tempo abbiamo definito e perfezionato tutti i processi, “le quantità” e “le qualità”, i tempi, i numeri, e questo ci permette di essere efficienti ed efficaci per tutta la durata dei progetti. Con la felice conseguenza che i progetti che sviluppiamo portano numeri e performance molto interessanti.

Ed è da qui che bisogna ripartire, da ciò che di buono si è fatto, possibilmente senza dimenticarsi di raccontarlo 🙂