L’importanza del team in una startup

In una startup il team è tutto“, “Il successo di una startup è dovuto al team”, “I fondi investono solo su startup con un team forte“, “I founder di una startup devono fare molta attenzione alla costituzione del team”.

Quante volte abbiamo letto o sentito queste frasi? Personalmente tantissime, fin dall’inizio della mia avventura con DaoNews.

Vi confesso che inizialmente avevo sottovalutato l’importanza del team. Avevo pensato e ragionato parecchio sulla composizione del primo team ma le valutazioni erano spesso ingenue e condizionate dallo storytelling di quel periodo che raccontava il mondo fatato ed edulcorato della Silicon Valley.

Non sto dicendo che il team di DaoNews non fosse adatto o vincente, anzi. Il fatto che però lo fosse era dovuto forse più alla fortuna che non alla consapevolezza dell’importanza di un team ben strutturato in una startup.

Dal mio punto di vista (il mio punto di vista di 6 anni fa) il team che stavo andando a comporre era completo. Completo di tutte le professionalità che potevano essere fondamentali per la riuscita del progetto: una esperta in contenuti e piattaforma, uno sviluppatore, una designer, un sistemista, un esperto SEO, un esperto in digital marketing, un “investitore” appassionato di giornalismo e comunicazione, un traduttore in inglese con vocazione per l’aspetto commerciale, una madrelingua francese e me come CTO.

Si è vero, ero ingenuo e forse il team era sì forte ma non completo. Me ne accorsi non troppo tempo dopo, in particolare la prima volta quando due persone del team, per motivi loro, non hanno più potuto seguire il progetto e la seconda quando lo sviluppo dell’attività della startup ci portava a doverci avvalere di professionalità e competenze che non erano comprese nel team iniziale.

La prima riflessione è che inserire nuove persone in un team di una startup è un compito difficilissimo quindi il ragionamento “tutti sono importanti e nessuno è indispensabile” in questo caso vale meno. In una startup gli elementi del team, soprattutto del team originario, sono molto più importanti al limite dell’indispensabile.

La seconda riflessione riguarda il fatto che il team deve essere VERAMENTE completo. Io suddividerei il team in 3 aree:

  • tecnica e di prodotto
  • finanziaria, legale e amministrativa
  • commerciale e marketing

Le tre anime devono essere equilibrate e devono essere presenti e competenti allo stesso modo.

Questo ovviamente semplifica tantissimo la vita ai founder durante tutte le attività di avvio del progetto e allo stesso tempo permette di avere uno “zoccolo duro” affidabile, forte, consapevole ed estremamente coinvolto quando la crescita della startup sarà importante (o anche durante i tempi difficili).

Lista delle riflessioni

Di solito in questo genere di articoli questo è il momento della “lista dei consigli” ma in questo articolo ci sarà solo una “lista delle riflessioni”:

  1. è importante valutare la “cultura imprenditoriale” dei componenti del team, ogni componente deve avere una propensione al rischio ragionato orientato al business e avere la medesima motivazione nel perseguire l’obiettivo nonostante le difficoltà ovvie, frequenti, destabilizzanti
  2. è più importante la motivazione o la competenza? Ovviamente entrambe ma dovendo scegliere io sceglierei la motivazione (partendo dal presupposto che un po’ di competenza ci sia). Se un componente del team è fortemente motivato può colmare in breve tempo il gap di competenze utili allo sviluppo delle attività e del progetto
  3. importantissime sono le esperienze precedenti. Cercare di conoscere a fondo il background dei componenti permette di capire se hanno vissuto situazioni simili o che possono verificarsi anche nel progetto. Questo permetterebbe loro di ripercorrere le stesse soluzioni vincenti o di evitare errori già fatti. Ne beneficerebbe tutto il team e il progetto.
  4. se nel team c’è il fuoriclasse è importantissimo tenerselo stretto. Lavorare perché si creino le condizioni giuste perché il team non si scomponga o perda pezzi. Soprattutto i componenti migliori. In questo caso “prevenire è meglio che curare” quindi è fondamentale anticipare ogni possibile crepa o criticità e fare in modo che tutto il team valuti quanto può portare di positivo la presenza di un componente del team rispetto a quanto può essere complicato cambiarlo.
  5. è meglio far giocare ogni componente nel proprio ruolo. Se un componente ricopre nel piccolo della startup il ruolo che vorrebbe ricoprire in una grande azienda sarà spinto dalla sua ambizione. Ambizione che lo porterà a performare meglio e ad essere più motivato. Il commerciale come direttore commerciale, il project manager come direttore generale, l’economista come CFO, il designer come direttore creativo, lo sviluppatore come CTO e così via…

Per concludere un’ultima riflessione: la “costruzione” del team è un lavoro in divenire, non si smette mai di dover comporre e ricomporre il gruppo. Le esigenze della startup cambiano velocemente, il modello di business pure, la situazione finanziaria anche. Ogni periodo storico della startup porta ad un assetto diverso, ad equilibri di competenze e di professionalità diversi.

Ma avere un team forte e compatto fin dall’inizio rende vere tutte quelle frasi che continueremo a sentirci dire… team e startup di successo…team e finanziatori…team e fondi di investimento….team e scale up… e via e via…

“Introduzione al Cloud: 3 casi d’uso”, evento al Polo Tecnologico di Navacchio

In collaborazione con il Polo Tecnologico,  vi proponiamo il primo di un lungo calendario di eventi dedicati alle aziende, alle startup e ai professionisti. L’obiettivo è di creare occasioni di approfondimento di tematiche, strumenti, processi che possano migliorare la produttività e la qualità del proprio lavoro e del proprio business. L’appuntamento è il 2 dicembre, alle ore 15:30, all’Auditorium Incubatore del Polo Tecnologico di Navacchio.
Il primo evento é presentato da BeeToBit:
Introduzione al Cloud: tre casi d’uso.
La rivoluzione del Cloud ha investito, negli ultimi anni, il settore ICT, promettendo risparmi e nuove possibilità di sviluppo. Durante questo incontro capiremo cos’è esattamente il Cloud, e perché hosting e virtualizzazione non rientrano nella categoria; parleremo dei vantaggi, delle possibilità e delle sfide portate da questo nuovo paradigma e esamineremo tre casi d’uso concreti di aziende e PA che ne hanno tratto vantaggio in termini pratici.
Programma
Saluto e introduzione di Andrea Di Benedetto, presidente Polo

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Fare startup nel mondo dell’editoria digitale: vi presento DaoNews

Iniziamo con le presentazioni: eccovi DaoNews, startup innovativa che opera nel mondo dell’editoria digitale.

DaoNews è la prima startup che vi presento in questo blog, è la startup che occupa la maggior parte dei miei pensieri, quella sulla quale ho investito di più in fatto di tempo, denaro e nottate insonni.

Presentare questa startup mi permette anche di introdurre alcuni temi che riguardano l’editoria digitale, temi che diventeranno ricorrenti in questo blog.

Primo logo DaoNewsL’idea di DaoNews nasce nel 2010 da un pensiero molto limpido e chiaro riguardo al mondo dell’informazione e alla trasformazione radicale che ci sarebbe stata con l’arrivo del digitale e di Internet. Il pensiero aveva come asse portante il concetto di qualità e, in particolare, la qualità dell’informazione e del contenuto.

In realtà il progetto è nato dal nulla, in un bar in riva al fiume e successivamente trasferitosi in un garage trasformato in “ufficio” dove l’ingrediente fondamentale era l’entusiasmo. Un garage di 20Mq dove stavamo in 8, sembra una sceneggiatura di un film sulle startup della Silicon Valley ma è semplicemente un pezzo di storia di questa azienda.

In quegli anni iniziavano a vedersi segnali di crisi dell’editoria preoccupanti: la pubblicità online non remunerava più come quella offline, le redazioni iniziavano ad essere sovra dimensionate, i modelli di editoria digitale erano in fase di evoluzione-rivoluzione.

I due segnali che più ci saltavano all’occhio erano:

  • i giornalisti avevano sempre più difficoltà a trovare spazi per poter fare il loro lavoro serenamente e seriamente
  • il livello di qualità dell’informazione tendeva ad abbassarsi vertiginosamente

Da questa osservazione nasce appunto l’idea di intraprendere questo viaggio e di pensare, progettare, sviluppare e lanciare un progetto che potesse risolvere alcuni di questi problemi.

Il problema principale era il modello di business che nel mondo dell’editoria non funzionava più, la pubblicità sul digitale non riusciva a sostenere i costi degli editori che avevano un’impostazione aziendale basata sul modello di editoria tradizionale. Inoltre il mezzo digitale imponeva alle redazioni un “ritmo” diverso, molto più veloce ed immediato, e un rapporto con il lettore radicalmente diverso.

I punti da analizzare erano (e sono anche oggi) tantissimi ed è per questo motivo che la via da seguire era quella più difficile: non potevamo progettare una semplice app o un semplice sito ma avevamo bisogno di immaginare un piccolo/grande ecosistema dell’informazione. Un ecosistema che, grazie alle sue dinamiche e caratteristiche, favorisse la crescita di tutti gli “attori” del mondo dell’informazione:

  • blogger e giornalisti
  • editori
  • lettori
  • inserzionisti

Lo so, lo so, progetto molto ambizioso, ma come vi ho detto prima… c’era tanto tanto entusiasmo nell’aria. L’ambizione comunque non è mai sparita, anzi, semmai si è rafforzata negli anni. Ora è un’ambizione più consapevole e lucida.

E’ interessante notare che ancora oggi i quesiti che riguardano l’informazione digitale sono apertissimi. In queste settimane il dibattito è molto vivace ed è focalizzato sul tema delle “fake news” e del ruolo che le piattaforme quali Facebook e Google hanno nella diffusione delle stesse. Ne parlano ad esempio Arianna Ciccone e Fabio Chiusi in un articolo pubblicato su Valigia Blu (Le notizie false, Facebook e i media). Consiglio inoltre di leggere un post veramente molto interessante di Luca De Biase “Qualità dell’informazione come progetto che pone l’attenzione proprio sul rapporto tra informazione e piattaforme, e in maniera indiretta, ma secondo me ancora più importante, sul rapporto tra modello di business e qualità dell’informazione.

Ed è proprio analizzando questo rapporto che DaoNews nei primi due anni e mezzo ha lavorato sul concetto di qualità e su algoritmi e dinamiche che legassero, detto in parole semplici, la remunerazione del contenuto alla qualità del contenuto di informazione.

Inoltre una domanda che Luca De Biase si pone nel suo post è “Può essere che Facebook riesca a risolvere il problema della circolazione delle bufale sul social network? O ci vorrà un approccio totalmente nuovo che non verrà mai in mente ai tecnici di Facebook?”. Ed è in qualche modo la domanda che ci siamo fatti anche noi quando abbiamo intrapreso il percorso di DaoNews: possono essere le piattaforme esistenti a trovare una soluzione ai vari problemi dell’editoria o ci vuole un progetto nuovo e che parta da una prospettiva diversa?

Ovviamente noi abbiamo scelto la seconda opzione ed è così che abbiamo iniziato a trasformare l’idea in un progetto.

Per ora mi fermo qui con il racconto, l’intenzione era di fare una piccola introduzione al progetto DaoNews. La storia però continua ed è ricca di spunti interessanti.

Avremo modo di tornarci a breve.

 

 

Lean Startup Café in DaoCampus

Bastasse un’idea per fare StartUp…
L’intuizione, quand’anche fosse vero colpo di genio, è condizione necessaria ma di certo non sufficiente a determinare il successo di un’azienda! Bisogna capire i problemi reali dei propri potenziali clienti per offrire loro soluzioni concrete ed effettive, senza sprecare tempo e denaro nella realizzazione di qualcosa di cui magari nessuno sente il bisogno.
È un film già visto:
“A qualcuno viene un’idea e la propone ad un ristretto gruppo entusiasta che non vede l’ora di partecipare e mettersi al lavoro. Così inizia la fase di sviluppo: si passano mesi (talvolta anni) a perfezionare il prototipo senza che questo venga mai visto al di fuori del gruppo. Finalmente il prodotto viene alla luce ma quando incontra il mercato non riscuote il successo sperato: le persone non lo capiscono, l’accoglienza è freddina, la concorrenza ha un’offerta migliore e pian piano l’idea muore nell’indifferenza generale”.
Come è possibile cambiare l’epilogo del film

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Hello world, MarcoMelis’blog!

E’ da tanto tempo che ho in mente di mettere in piedi un blog personale e iniziare a scrivere in maniera regolare quello che faccio e le riflessioni che ne scaturiscono.

Non è mai semplice iniziare. E’ difficile passare dal “lo vorrei fare” al “mi siedo e lo faccio”. A me piacciono molto le persone “che fanno” e molto meno quelle “che dicono”. Mi guardo intorno e vedo tantissime persone che parlano parlano parlano ma che poi nella sostanza fanno poco. Ecco, io non vorrei essere una di quelle persone. E quindi, spinto da questo pensiero, ho finalmente fatto il salto verso il “mi siedo e lo faccio”.

Quello che vedete è il primo risultato, ancora molto scarno lo so, ma finalmente “sono online“. Ciao mondo!

Quali temi tratterò?

Il blog avrà come tema l’innovazione, l’imprenditorialità e il fare startup. Vorrei poter riportare sul blog quello che faccio e che vedo nella mia vita professionale e accompagnarlo da riflessioni, analisi, informazioni ed eventualmente consigli.

Parlerò sicuramente delle startup di cui sono founder, cercherò di raccontare la vita degli startupper e dei collaboratori, il lavoro e le sensazioni che si provano, i successi e gli insuccessi, i problemi e le soluzioni.

Parlerò delle startup sulle quali investo, il ruolo di investitore e consulente è molto diverso da quello di founder, le dinamiche sono diverse, le situazioni anche. Credo sia interessante capire come poter supportare la crescita di una startup di cui non si è founder.

Parlerò tanto di digital marketing, di branding, di prodotto ovviamente con una particolare attenzione al mondo dell’innovazione e, tanto per cambiare, delle startup.

Parlerò di editoria digitale, una mia passione, e cercherò di raccontare cosa vuol dire fare innovazione in Italia nel mondo in continua evoluzione dell’editoria.

Come tutte le persone che aprono un blog, anche io parto con buonissimi propositi: voglio scrivere regolarmente, quotidianamente, più volte al giorno, prima e dopo i pasti etc. Ovviamente non credo di mantenerli tutti. Ma sicuramente scriverò ogni volta che potrò, imponendomi anche un po’ di disciplina. Perché questo blog è un progetto a cui tengo particolarmente.

Insomma, parlerò tanto ma spero sia una chiacchierata interessante. Questo però me lo dovrete dire voi.

Beh, che le danze abbiano inizio! Stay tuned!