Quando l’economia della fiducia sorpassa la SEO

Immaginatevi la scena in cui un padre dice al figlio: “un tempo qui era tutto content marketing”, riferendosi alla fine degli anni ’10 di questo secolo.
Alla fine dei conti in questo decennio il trend ormai è chiaro e definito: i contenuti sono diventati il principale strumento di attrazione per moltissime aziende.
Se ci guardiamo indietro, capiamo che questo sviluppo non è frutto soltanto di una moda che si è imposta insieme con la nascita dei blog, e neanche frutto di un mero calcolo di SEO, quanto piuttosto una necessità alimentata dalla nascita dell’economia della fiducia. 
Già un paio d’anni fa, un’agenzia di comunicazione statunitense, la Ciceron, aveva elaborato in modo piuttosto sintetico i benefici dell’adozione di strategie di content marketing:
il 92% delle aziende che aggiornano costantemente il proprio blog acquisiscono in media un nuovo visitatore (e potenziale cliente) al giorno;
il 78% dei consumatori crede che le organizzazioni che producono contenuti diretti a loro vogliano instaurare una relazione;
il

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Misteri e metafore. La pre-suasione nel Content Marketing

Non solo persuasione
Uno dei concetti più associati al content marketing è quello della persuasione. Ovvero io scrivo un contenuto sul mio blog e lo scopo più o meno esplicito è convincere e attirare il giusto pubblico verso il mio prodotto. Tutto corretto, ma c’è dell’altro.
È senz’altro vero che un buon copy aiuta a vendere, a patto che il contenuto non sia strutturato come un comunicato stampa o un volantino promozionale. Il potere contrattuale di un post aziendale risiede nella capacità di stare in un equilibrio sottile e precario tra utilità e persuasione.
Sono le parole, i racconti, i consigli ad esser convincenti. Su questi elementi è opportuno che ti soffermermi per consentire alla tua attività di realizzare i suoi obiettivi rendendosi visibile e attraente per una platea di persone potenzialmente interessata.
In ultima analisi, quindi, il messaggio più convincente è quello che si pone come la soluzione ad un problema individualmente e collettivamente

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Misteri e metafore. La pre-suasione nel Content Marketing

Non solo persuasione
Uno dei concetti più associati al content marketing è quello della persuasione. Ovvero io scrivo un contenuto sul mio blog e lo scopo più o meno esplicito è convincere e attirare il giusto pubblico verso il mio prodotto. Tutto corretto, ma c’è dell’altro.
È senz’altro vero che un buon copy aiuta a vendere, a patto che il contenuto non sia strutturato come un comunicato stampa o un volantino promozionale. Il potere contrattuale di un post aziendale risiede nella capacità di stare in un equilibrio sottile e precario tra utilità e persuasione.
Sono le parole, i racconti, i consigli ad esser convincenti. Su questi elementi è opportuno che ti soffermermi per consentire alla tua attività di realizzare i suoi obiettivi rendendosi visibile e attraente per una platea di persone potenzialmente interessata.
In ultima analisi, quindi, il messaggio più convincente è quello che si pone come la soluzione ad un problema individualmente e collettivamente avvertito dal pubblico. Ma il content

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Come entrare nel food blogging club e avere il ristorante pieno

A cosa serve il content marketing nella ristorazione?
Il content marketing nella ristorazione ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, parallelamente con l’esplosione delle strategie di content marketing in altri settori. Non si contano più i blog, che aumentano ogni giorno, dedicati ai piaceri del palato. Talvolta sono curati da semplici appassionati, ma sono sempre di più i singoli locali o le catene di ristoranti che investono risorse su questo strumento di comunicazione.
Il trend sicuramente segue una maggiore attenzione verso il Made in Italy, soprattutto nei settori di punta come l’agro-alimentare e la ristorazione.
 
Grotta Palazzese a Polignano a Mare (foto dal sito web del ristorante)
 
Federalimentare ha stimato infatti per l’anno in corso un fatturato complessivo di 134 miliardi di euro (nel 2016 erano 132 mld), con un incremento delle esportazioni del +5%, pari a 31,6 miliardi di euro (erano 30,1 nel 2016). Per quanto riguarda la ristorazione (anche quella mobile) ci aggiriamo attorno a 168mila

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5 validi motivi per aprire un blog aziendale

Non si contano ormai gli esperti di comunicazione che sul web consigliano ad ogni impresa o startup di aprire un blog aziendale, con elenchi di benefici più o meno immediati che questo strumento può dare alle proprie strategia di presenza sul web.
Fin qui tutto bene. Il problema è che, spesso, abbracciare una tendenza con troppo entusiasmo, ma senza una vera visione d’insieme, porta un progetto editoriale al fallimento. Abbandonare dopo pochi mesi il blog perché non porta risultati immediati oppure usare questo strumento come una sorta di archivio di comunicati stampa sono gli errori più frequenti che si registrano.
In Italia da qualche anno si sta diffondendo la cultura del corporate blogging, ma solo tra le imprese più strutturate o tra quelle più vocate all’innovazione. Ma se parliamo di grossi numeri, i benefici del content marketing sono ancora sottovalutati dalla gran parte delle aziende, che derubricano il blog a poco più di una perdita di tempo.
Ma

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Blog: 4 segreti per scrivere un post di successo

Sarebbe bello scrivere tutti i giorni un post di successo, ma chi adotta una strategia di content marketing si accorge sin dai primi tempi che alcuni post hanno più seguito di altri. Le variabili e le motivazioni possono essere tante, ma sembra proprio che solo un post su cinque ce la faccia.
Alle volte l’odore di fallimento possiamo respirarlo già nella fase di ideazione dei contributi perché non siamo sufficientemente convinti di quello di cui andremo a parlare. O magari in una fase successiva, quando ci rendiamo conto che quello che era interessante per noi non era altrettanto interessante per il nostro pubblico. E Google Analytics ce lo farà notare impietosamente.
Tanti fattori concorrono a determinare un modesto risultato di un post: talvolta siamo stati affrettati, incerti dei nostri obiettivi, o semplicemente indecisi su quello che il nostro target desidera. Altre volte forse non abbiamo avuto sufficienti argomentazioni o conoscenza del tema. Tutte queste variabili possono

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Come funziona l’algoritmo di Instagram: i 7 fattori chiave

Il nuovo algoritmo di Instagram ha compiuto già un anno di rodaggio, ma tutt’ora rimangono molti dubbi su come effettivamente funzioni. Come già saprete, nella primavera nel 2016 fu lanciata la prima sperimentazione su larga scala di un feed organizzato secondo un ordine di rilevanza dei contenuti, invece di quello cronologico.
È stato accolto all’esordio con un certo smarrimento misto a frustrazione da molti utenti e brand, in quanto Instagram con l’adozione del nuovo algoritmo diventava sempre più simile al “fratello maggiore”, Facebook, penalizzando la portata organica delle foto e dei video, con il chiaro intento di spingere verso le inserzioni e verso una maggiore permanenza sull’app.
Non sono mancate le proteste da parte degli utenti, con tanto di hashtag #RIPInstagram, e poi una corsa verso l’attivazione delle notifiche. Un po’ tutti erano d’accordo sul fatto che con questo nuovo feed la piattaforma avrebbe perso quella connotazione d’istantaneità che l’aveva da sempre caratterizzata. Ma dall’altro lato si

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Le sei migliori risorse per risolvere il blocco dello scrittore

Il blocco dello scrittore (o del copy, nel nostro caso) è una brutta bestia. Si rischia di fissare lo schermo bianco per un pomeriggio senza che ne esca qualcosa che abbia un senso compiuto.
Alcune volte non c’è l’idea di partenza, altre volte c’è ma è ancora troppo vaga. Oppure ci si incaponisce sull’attacco del pezzo non riuscendo ad andare oltre le prime tre righe. In altri casi ancora si ha in mente l’attacco ma non si è in grado di dargli respiro con un adeguato sviluppo. Altre volte a mancare è il titolo. Prima o poi capita a tutti, ma è facile uscirne.
Spesso si tende a credere che pubblicare regolarmente alla fine prosciughi le energie creative, come se gli argomenti fossero dei pozzi ad esaurimento. In realtà dovrebbe essere il contrario: più posti contenuti rilevanti per i lettori, più hai voglia e ispirazione per affrontare tutte le sfumature che un topic si

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Hashtag migliori su Instagram, ecco i segreti per trovarli

Individuare gli hashtag migliori su Instagram non è così scontato. Ma è fondamentale per usarlo nella maniera più proficua. Ancor di più in un momento in la sua crescita appare inarrestabile. La piattaforma creata da Kevin Systrom e Mike Krieger nel lontano 2010, infatti, ha appena sfondato la quota 700 milioni di utenti. Uno sviluppo talmente veloce e massiccio che il New York Times si è lasciato andare a previsioni di un futuro ancor più roseo:  “Instagram sarà il nuovo Facebook”.
Vi offro questi numeri perché per un privato o un’azienda interfacciarsi con questa vetrina è diventato quasi un obbligo. Non tanto per vendere “a freddo” su Instagram (questo accade solo per pochissimi brand molto affermati anche offline), quanto perché farsi conoscere attraverso le immagini e creare una community è un’ottimo preludio al business vero e proprio.
Oggi vi rileverò qualche trucco per sviluppare una corretta strategia di esposizione, per fare in modo che i

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Come impostare un tono di voce per rendere riconoscibile il tuo brand

Le parole sono importanti, ma è il “come” si propongono a fare la differenza. L’efficacia, la credibilità, la forza, la memorabilità, e perfino l’interpretazione di un messaggio dipendono in gran parte da quello che si chiama “tono di voce”.
Nella comunicazione di un brand è l’equivalente di un timone per una nave: una variazione di pochi gradi potrà farvi imboccare una rotta completamente diversa.
Impostare un determinato registro narrativo serve a creare coerenza con la costruzione di una brand identity, ma serve anche a scegliere il pubblico di riferimento. Ecco perché la scelta di un certo stile comunicativo è presuppone l’aver preliminarmente risposto a due domande: chi siamo e chi è il nostro cliente ideale. Non è detto che questa consapevolezza ci sia sin dall’inizio, ma è bene lavorarci sin da subito proprio per impostare una comunicazione coerente a tutti i livelli: dalle mailing-list sino ai contenuti di un blog per finire ai social network e alla pubblicità tradizionale.
 
Il

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Contenuti autocelebrativi: perché sono un errore nel content marketing

Sono tramontati i tempi dei siti aziendali statici in cui potevano trovar spazio solo banner con offerte esclusive e contenuti autocelebrativi come “Siamo i migliori del settore” oppure “Fidati dei numeri uno”. Il trend è cambiato perché il content marketing, e più in generale l’inbound marketing, ha cominciato a prender piede sovvertendo l’ordine delle cose. Adesso non è più il libero professionista o l’azienda che va a cercare i suoi clienti, ma sono i clienti che cercano i brand.
Anche i rapporti sono cambiati, semplicemente perché adesso aziende e singoli professionisti puntano a costruire un canale diretto con il cliente. E il cliente contento non mancherà di diventare cassa di risonanza per la diffusione e la promozione della qualità dei servizi/prodotti offerti. La web reputation è quello che un tempo era il passaparola nelle piazze o nei salotti, con il vantaggio (o il peso) non trascurabile di poter essere tracciata, quantificata ed analizzata.
 
Contenuti autocelebrativi, sempre da evitare

 
La reputazione

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